Giuseppe Fiori, Phantomas

01-01-2011

I cerchi di Phantomas, di Franca De Sio

Partire da personaggi o romanzi letterari celebri per raccontare altre storie, invogliando a scoprire quelle originali e al contempo divertire e divertirsi nel far parlare un linguaggio contemporaneo ad eroi d’altri tempi, è l’interessante proposito della collana Remake, subito colto e apprezzato al suo nascere dalla nostra rivista. Fiori partecipa al progetto e persegue “l’identificazione attiva del lettore con il personaggio dell’eroe” con il suo Phantomas, eroe di carta e poi di schermo, ideato nel 1910 dai francesi Souvestre e Allain, subito importato in Italia in trentadue numeri della Biblioteca Salani Illustrata e proposto poi da Sonzogno, Pagotto e Mondadori. In verità, qui le avventure sono del nipote, che nulla ha del genio malefico attribuito al nonno. L’ambientazione romana, cara all’autore, ben coinvolge il lettore che passa da Castel Sant’Angelo al Gianicolo, per piazze, chiese e ponti noti, cercando la chiave giusta per svelare il “rebus” dell’eredità del celebre ladro. Per il Phantomas del ventunesimo secolo i pericoli sono però centuplicati e dovrà brigare molto per scamparli.
Il “volto segreto dello Stato” effigiato dalla Medusa del Caravaggio, le forze di polizia asservite ai Cleptocrati, gli studenti e il professore uniti al servizio della giusta causa adombrano non velatamente alcuni riferimenti contemporanei. Gennari si sintonizza con maestria nella storia anche con tavole doppie, in cui segno grafico e colore si fondono per restituire penombre di suspence, grigiori di dubbi, accese nettezze di sorpresa. E’un romanzo ben costruito, dove trama e struttura, grazie anche al piacevole costrutto grafico, si svelano apertamente ma non pedantemente al lettore, in gioco complice con lo scrittore che parte dal passato per dire del presente, che lancia sassolini nell’acqua cercando di creare cerchi sempre più grandi. L’epilogo, come da manuale, è al Commissariato, ma non è solo al poliziotto che il brigadiere chiede “Ti dà fastidio [rimanere in guardia]?”