Giuseppe Porqueddu, Il vero è sogno

02-05-2013

Perdonate gli endecasillabi, di Elena Cristina Bolla

Ha ancora un pubblico la poesia nell’anno duemilatredici? E per giunta una poesia fatta – almeno a un primo esame – di richiami al passato e di metrica obsoleta? Ci vuole un bel coraggio, gente, a pubblicare un volume di poesia come questo di Giuseppe Porqueddu (sola, nuda poesia, non canzonette) in un'epoca come la nostra, in cui piove acido sulle tamerici (sempre più salmastre ed arse), l'artigiano non canta (anzi chiude bottega), le piazzuole sono deserte di fanciulli e affollate di macchine in sosta e se qualcuno sta sedendo e mirando puoi giurare che è davanti al computer o alla TV. Coraggio, anticonformismo, faccia tosta. La nostra epoca manda in pensione gli endecasillabi? E lui li chiama a raccolta, come Catullo (adeste, hendecasyllabi, quot estis) e riecheggia Dante Petrarca Leopardi Montale Gozzano D'Annunzio e via citando. Operazione rétro? Anzi modernissima, ONG della cultura, WWF delle nostre radici.
    Ci vuole un bel coraggio, e per giunta Giuseppe Porqueddu è recidivo. Il poeta endecasillabico è infatti alla sua seconda raccolta. Ma sì, la poesia ha ancora un pubblico: lo dimostra l'affollamento della sala della Biblioteca Civica, sabato pomeriggio, giorno piovoso, uggioso, poco poetico, proprio da sedere e mirare la TV. Invece erano tutti lì ad ascoltare Porqueddu e le sue poesie, e la presentazione di Clelia Martignoni, e il commento critico-interpretativo di Angelo Stella, e il saluto del direttore della biblioteca Paoletti e dell'assessore alla cultura Azzaretti, il tutto in onore del volumetto pubblicato dall'editore Manni (2013) e titolato Il vero è sogno.
    Il vero è sogno. Che la vita è sogno, si sapeva: l'ha detto don Pedro da Madrid cinquecento anni fa. Ma che significa "Il vero è sogno"? Non tocca al poeta spiegare, puntualizza Porqueddu, in eco a un Montale citato da Clelia Martignoni secondo il quale il poeta non dice mai tutto, il resto tocca a chi legge. La poesia è "interattiva" per eccellenza, altro che i blog su Internet.
     I temi? Uno sguardo sul mondo di ieri e di oggi, attraverso i grandi nomi di un passato rivisitato (un termine che non piace alla moderatrice), ma con ironia, autoironia, anticonformismo, garbata polemica. anche nel chiedere perdono al lettore per gli endecasillabi. Ispirazione "lirica", ma anche impegno sociale, morale, etico. Perfino una parafrasi (bella) del Padre Nostro, laica ma non troppo.
   Il pubblico accoglie, accetta, applaude. Da noi, chi ama la poesia (un pubblico già "filtrato") di solito fa ai poeti questo gran regalo, di prenderli sul serio. Da noi, si cita raramente il "poeta simulatore" di Pessoa ("il poeta è un fingitore - finge tanto completamente - che arriva a fingere che è dolore - il dolore che davvero sente"). Da noi, a dispetto di tutte le crisi, ai poeti si crede. Forse c'è ancora speranza.