Hijos de puta, di Dario Goffredo
"Hijos de puta", occhi in alto a guardare i tifosi italiani che fischiavano l’inno argentino. In molti in Italia preferiscono non ricordare questo episodio, questo ennesimo scazzo con l’amatodiato figliolo Diego Maradona. Eppure, per quanto mi riguarda, credo che questo episodio sia rappresentativo proprio di un tipo di calcio sanguigno e passionale, fatto di sudore e brutte cose, gesti atletici memorabili e vite consumate male. Un’antologia sul binomio tra letteratura e sport è un’idea che mi piace, mi diverte, mi affascina, mi riporta ad anni romantici in cui le stelle del calcio erano veramente paragonabili ai gladiatori nell’arena. Troppo puliti oggi i nostri divi del rettangolo erboso, troppo belli, troppo patinati, vorrei dire anche troppo stupidi, ma non lo faccio, per non insultare i pochi, che, ancora, cercano di fare del calcio uno sport nobile.
Scrive Folco Portinari nella sua introduzione a questo Il portiere caduto alla difesa pubblicato da Manni editori, che se oggi si dovesse fare un romanzo sul calcio probabilmente dovrebbe essere ambientato nelle banche e nelle sale della borsa. Piuttosto lontano dalla puzza di sudore dello spogliatoio, non c’è che dire.
E questa raccolta (che come tutte le raccolte rischia ovviamente di far dire: manca tizio, manca caio, ma come hanno messo sempronio e hanno tralasciato pinco?), offre uno spaccato interessante sulla letteratura (poetica e narrativa) su due sport nazionali popolari come il calcio e il ciclismo. Alcuni testi molto noti, come le Cinque poesie per il gioco del calcio di Umberto Saba, alcune novità come Cuore di cuoio del tarantino Cosimo Argentina, alcune chicche come i testi di Gianni Brera o le invenzioni linguistiche di Salvatore Bruno.
Ho iniziato questo pezzo citando Maradona, anche se in realtà all’interno del volume di el Diego non si parla, piuttosto è più facile leggere di Altafini, di Gipo Viani, di Riva e Rivera. Eroi d’altri tempi per uno sport che, citando sempre Portinari, è “una cosa che non c’è e, se c’è nella sua ultima metamorfosi evolutiva, è sempre considerata nella sua utopica astrazione”.