Italo Testa, Biometrie

18-02-2006

Le Biometrie dell'arquatese Italo Testa, di Sabina Terzoni


«Tu sei quello su cui s’intaglia il volto la piaga che sulla fronte s’incrina; io, non ho più forme da distinguere sradicare dal tuo ventre che m’include; tu sei questo chiaro giorno, che confonde dove mi inoltro, nudo, senza maschera».
Questi pochi versi sono intitolati Senza maschera e compongono una delle tante poesie presenti in Biometrie, l’ultimo libro di Italo Testa.
Nato nel settembre del 1972, il poeta vive tra Venezia e Milano, anche se appena può, ritorna nella sua terra d’origine, Castellarquato,dove i suoi genitori gestiscono una cantina di ottimi vini, molto apprezzati persino dal maestro Riccardo Muti che, di tanto in tanto, acquista proprio da loro il nettare d’uva arquatese.
Un talento, quello di Italo Testa, che nasce già dalla sua adolescenza quando, leggendo poesie della Francia dell’Ottocento e dell’Italia del secolo successivo, si appassiona a Baudelaire, Rimbaud, Montale, Sanguineti e Antonio Porta.
Inizia così a scrivere poesie con tradizioni correnti differenti e a confronto e, dal 2000, prendono il via anche le pubblicazioni dei suoi testi risalenti anche al 1989.
I primi due libri sono particolarmente tradizionali: Gli aspri inganni è un poemetto dove risiede come elemento dominante l’acqua come oggetto e metafora, mentre Sarajevo tapes si compone di testi legati tra loro basandosi su un’esperienza ben precisa, un viaggio fatto dall’autore in Bosnia-Erzegovina.
Da giugno dell’anno scorso, però, l’attenzione si è focalizzata su Biometrie, l’ultimo prodotto di Testa.
Edito da Manni, è una raccolta di diversa fattura, piccoli poemetti con sezioni con un’unità stilistica e testi più sperimentali, diversi registri e prove stilistiche a confronto che esplodono nelle varie forme di dizione poetica.
Tra i versi, la prevalenza la assume l’endecasillabo con l’importanza di altre forme non italiane ma riprese dalla tradizione giapponese.
«Biometrie –ha commentato il poeta che è anche ricercatore alla Facoltà di Lettere e filosofia Ca’ Foscari e insegna Filosofia politica a Parma– si focalizza sulla dimensione metropolitana dell’uomo contemporaneo con una natura, o una seconda natura, che ha una dimensione preponderante e non è mai la stessa. Tra i prossimi progetti vi è l’uscita di La divisione della gioia, il cui titolo deriva da un gruppo musicale, un poemetto di decasillabi con, in primo piano, la tematica amorosa e il rapporto tra le poesie e le arti figurative, un testo teatrale in versi».
Un’esperienza, quella di Italo Testa, che dopo essere stato apprezzato dai suoi concittadini alla rassegna letteraria Macchine della Poesia a Castellarquato lo scorso giungo, continua con una lettura il 25 febbraio a Reggio Emilia alla galleria d’arte Metamorfosi; alle sue pubblicazioni si devono aggiungere anche alcuni importanti riconoscimenti come il Premio Bellezza nel 2000, il Premio Montale due anni dopo e l’essere divenuto finalista ai Premi Sandro Penna, Diego Valeri e Lorenzo Montano con Gli aspri inganni.