Il dissenso, dunque, è nella prospettiva di rappresentazione della realtà e del sé, e si qualifica, spesso suggestivamente, come propositivo, creativo, esistenziale, politico, di genere, eversivo, radicale, ideologico, avvicinandosi così a concetti già noti e riconoscibili. Il dissenso è nella verità, relazionale, molteplice, provvisoria, dei contenuti e soprattutto nell'assertività e autorevolezza dello scarto da una norma sentita avulsa e non corrispondente al soggetto che lo esprime. La ricezione del fatto letterario e l'impianto critico e concettuale di riferimento - qui dato dalle prospettive di differenza di genere e multiculturalità consapevolmente situate - sono i fattori che attivano il dissenso e la politicità dei testi.
Il circolo virtuoso dell'ermeneutica tende così ad affermare il significato etico della letteratura e della critica letteraria; a richiamare alla responsabilità intellettuale e alla funzione civile della parola; a sollecitare il pensiero a porre "domande importanti"; a spiegare il femminismo quale condizione esistenziale e intellettuale. La narrativa di contenuti, le scritture di vita situata, la criticità del pensiero, in presenza di una ricezione consapevole, rappresentano un possibile argine al dilagare della cultura spettacolo e di un malinteso senso di cultura di massa, ingannevole e contraddittorio, perché sostenuto da manipolazioni consumistiche. Susan Sontag si domandava come riconciliare l'appoggio alla democrazia, intesa come sistema politico, con gli scrupoli sul sistema culturale. Per chi si occupa di didattica e ricerca, di creazione e trasmissione del sapere, è una questione aperta e problematica, politica».