Luciana Amisano, Follia ed Eroi

24-09-2007

Le fiabe inquietanti di Luciana Amisano, di Luca Giarola

La avevamo lasciata all'epoca di Candore, il suo primo romanzo. A distanza di due anni, la psicoterapeuta genovese Luciana Amisano, torna alla narrativa con Follia ed Eroi. Gli strani casi del dottor Wernli (Manni Editori, 236 pp., 18 Eu), una raccolta di storie che potrebbero apparentemente sembrare slegate l'una dall'altra, ma che invece sono accomunate dall'appartenere alla stessa serie di cartelle cliniche, quella del Dottor Wernli.
Il libro parte dunque dal ben collaudato espediente narrativo del "manoscritto ritrovato", meccanismo reso celebre da Cervantes (Don Chisciotte della Mancia) e, nel contesto letterario nazionale, da Manzoni (I promessi sposi): in Follia ed Eroi è un misterioso dottore (il cui nome appare fugacemente in un ringraziamento iniziale, per poi celarsi dietro alle storie dei suoi pazienti) che concede all'autrice di consultare i suoi documenti lavorativi.
«Non si tratta di persone anormali» mi spiega Luciana Amisano: «una persona è anormale se sta male, altrimenti bisogna parlare di differenti situazioni emozionali». I racconti sono molto vari: si va dalla «bambina dai buoni pensieri» perseguitata da uno sciame di farfalle gialle, all'«arrogante» Nicolò, che a tre anni decise che non avrebbe mai obbedito a nessuno; dal tipografo Luca, innamorato della figlia del titolare, a Ginger, un ragazzino di sette anni che, morti i genitori, si rifugiò nel letto di Angelina («e quel che ci fece, per anni, lo sapeva solo lei»). Tutti, però, sono contraddistinti da un'atmosfera atemporale, neutra, evanescente. E, dietro l'apparenza di semplici favole, emergono atmosfere perverse in cui si sviluppano assassini, stupri, invidie e gelosie.
«Sono racconti nati senza alcun motivo apparente» mi confessa l'autrice: «si sono sviluppati repentinamente, durante dei momenti di rilassamento assoluto». Luciana Amisano, poi, mi spiega la natura profonda di queste storie: «Le vicende narrate in Follia ed Eroi possono creare disequilibrio e inquietudine, perché al loro interno ci sono situazioni terribili. Non sono descritti né sintomi, né cure o accorgimenti per attenuare i conflitti, ma liberazione nel percorso spirituale deviato fino alle estreme conseguenze del comportamento. L'importante» mi fa capire, infine, Luciana Amisano, «è che si giunga ad una catarsi finale, che tutto venga riappacificato».E, ancora, mi rivela un retroscena sul titolo: «Quello che avevo in mente io, era quello che poi è diventato il sottotitolo: Gli strani casi del dottor Wernli. Ma al direttore editoriale di Manni Editori, Anna Grazia D'Oria, non piaceva molto, e anche Giorgio Bàrberi Squarotti nicchiava. Andava bene, invece, secondo Vincenzo Cerami, che poi ha anche scritto la prefazione. Alla fine, dalla casa editrice è stata suggerita la parola "follia", ma per me era importante che i personaggi non fossero "folli". E dunque, Follia ed Eroi».
Luciana Amisano, che è nata e vive a Genova («È una città che amo tantissimo», mi ha confessato: «E il mare, l'onda, che a molti può creare disagio, a me dà piacere e appagamento»), ha già altri progetti in cantiere. Infatti, sta per concludere due nuove opere: un romanzo e una raccolta di poesie. E, per quanto riguarda queste ultime, è un ritorno all'antico, visto che prima di dedicarsi alla prosa aveva già composto due raccolte di versi, Correva voce e Le mani sulla fronte: «Ma in realtà non ho mai smesso di scrivere poesie» mi corregge: «Anzi, la poesia è la mia salvezza quotidiana.»