Luciana Amisano, Follia ed Eroi

21-12-2007

Trentotto racconti di fascino e magia, di Vincenzo Guerrazzi

In questi giorni ho letto Follia ed Eroi, racconti di Luciana Amisano. All’inizio sono rimasto un po’ confuso perché non riuscivo a visualizzare le immagini come dovevo e volevo. La mia testa era ancora piena, come un oceano, di un insieme di figure viste la sera prima in televisione. Mi è bastato affacciarmi alla finestra e svuotare, liberare, il mio cervello da quelle accozzaglie che spesso disturbano il sonno e la digestione.
Ripresi il libro della Amisano e lo sfogliai. Poi iniziai a leggere con cura Un caso indefinito. Rimasi affascinato dalla scrittura e dal modo di raccontare di questa scrittrice genovese. Lessi altri racconti. Il medico e l’arsenico, Un minuto espanso, Un cuore che non voleva padroni, come se fossero delle favole per bambini. In questi racconti-favola, ognuno si costruisce il suo mondo attraverso i ricordi della memoria, della follia che attraversa ognuno che vive la solitudine di questo nostro mondo governato da uomini ingordi, insaziabili, smodati. I libri, quindi la lettura, sono riservati a pochi. Le grandi masse hanno però il privilegio, si fa per dire, di riempirsi la vita e farsi scoppiare il cervello e non solo, di immagini. Le immagini, si sa, viaggiano più veloci degli scritti. Eppure la scrittura è quella magnifica essenza che ci fa navigare, volare e costruirci con la nostra fantasia mondi reali e irreali. Mondi felici e mondi tristi, paesaggi incantevoli e baraccopoli estesi come metropoli.
In Follia ed Eroi Luciana Amisano ci fa risalire verso quella sorgente fantastica che è la parola scritta. Ci porta nel mondo del nulla. Ci fa aprire il cassetto dei ricordi della nostra vita passata, ci fa fare una maratona nel mondo delle memorie, delle nostalgie. In questi trentotto racconti non è importante scoprire se noi lettori troviamo quello che cerchiamo, quello che è importante è che noi ripeschiamo la nostra memoria. Il narratore americano William Gass dà, della scrittura, questa bellissima definizione: “Noi non riusciremo a capire che cos’è un libro, e perché un libro abbia il valore che ha per tante persone […] se dimenticheremo quanto è importante per esso il suo corpo, l’edificio che è stato costruito per tenere insieme senza pericolo le sue righe di linguaggio. Le parole non hanno materialità, sono solo ombre e quando la sua luce si sposta altrove scompaiono. Fuori dallo schermo non esistono in quanto parole. Non aspettano di essere riviste, rilette: aspettano solo di essere rifatte, riilluminate”. Ogni scrittore può scrivere pagine bellissime ma prive di fascino. Il fascino, al contrario della bellezza, ha dalla sua parte la magia. Questi trentotto racconti di Luciana Amisano sono racconti magici, fatati.