Luigi De Jaco, Il tetraedro delle mie poesie

01-01-2006

L'alfa e l'omega dell'uomo pubblico e privato, di Francesco Prestipino


A due anni dalla scomparsa di Gino De Jaco, indimenticabile amico, co-fondatore di questa rivista, che amava pensare, progettare e scrivere: un ingegnere anomalo che anteponeva la cultura classica a quella scientifica, l’editore Manni di San Cesario di Lecce pubblica un suo prezioso volume, Il tetraedro delle mie poesie, al quale De Jaco stesso lavorava da tempo senza riuscire però a vederlo finalmente realizzato.
Quello che nelle sue intenzioni doveva essere il tassello di una serie diversificata di altri libri, diventa ora, per la sua prematura scomparsa, quasi il testamento spirituale dello scienziato poeta. Uno scrigno prezioso in cui ci sono l’alfa e l’omega dell’uomo pubblico e privato. Un vasto affresco dello spirito in cui Immagini, emozioni e turbamenti, come si intitola il primo capitolo, scandiscono momenti indimenticabili della vita, vissuta in presa diretta come amava fare De Jaco, e raccontarla in versi. A chi si chiedeva quale fosse la sua poetica, Gino rispondeva che per lui scrivere una poesia era “la descrizione di un’emozione che mi è stata data”, ossia “la poetica della restituzione” che corrispondeva sempre e comunque a un sentimento profondo da condividere con il lettore. “È amore questo per i propri lettori?”,  si chiedeva De Jaco in una breve nota introduttiva al suo libro. “Forse - rispondeva - ma non fatemelo scrivere. Pensatelo se volete”. Ed io, conoscendo l’uomo, dico sì, lo era.