Un sogno amaro, in una Roma senza ideali, di Giorgio De Rienzo
Inizia il sogno. Epicuro «fa un balzo nel tempo di duemila anni e arriva nel mondo di oggi». Si trova a Roma, legge scritte di violenza sui muri sobbalza al passaggio di un automobile, sbarra gli occhi al passaggio di una gigantesca motocicletta», che scambia per un centauro con le ruote, alza gli occhi al cielo per ammirare un aereo, ma è costretto anche a vedere a terra «cumuli di spazzatura, cartacce, cassette di verdura, bottiglie vuote, sacchetti di plastica». Arriva in Campo dei Fiori e trova un gruppetto di giovani sotto la statua di Giordano Bruno. Come se fosse nel suo orto in Grecia parla loro da maestro, anche perché tra i giovani appariranno i suoi antichi allievi.
Sono ragazzi invecchiati precocemente. Usciti sconfitti da una stagione di impegno, cercano ora rifugio nella droga. Epicuro ha un bel dire che la «politica» va abolita e che la sola forma di Stato è quella «tenuta insieme dall’impulso naturale dell’amicizia».