Malerba a voce libera, quasi un comizio d’amore, di Andrea Di Consoli
È sempre importante in sé il genere letterario dell’intervista, ma in questo caso è anche supportato da una dichiarazione ufficiale dello scrittore Luigi Malerba, pseudonimo di Luigi Bonardi (1927-2008), che afferma, per voce della figlia Giovanna Bonardi, che scrive l’introduzione di Parole al vento, che questo è un suo libro a tutti gli effetti (da mettere in bibliografia).
Di che libro si tratta? Si tratta di una raccolta di circa sessanta interviste fatte a Malerba (in un arco temporale che va dal 1969 al 2008, anno della sua morte). Libro, a questo punto, che si configura come un vademecum postumo, una preziosa guida «per conoscere Malerba»; quindi, come un libro da tenere sempre a portata di mano quando si leggeranno per la prima volta (o si rileggeranno) i suoi tanti capolavori: La scoperta dell’alfabeto (1963), Il serpente (1966), Salto mortale (1968), Il pataffio (1978), Il fuoco greco (1988), Le maschere (1995).
Luigi Malerba è stato uno scrittore «freddo» (mai sentimentale), che alcuni hanno definito post-moderno (perché?). Nei suoi romanzi e racconti (si va dai romanzi storici alle fiabe per ragazzi), Malerba ha sempre dialogato con la scienza e con la cronaca occasionale, ma sempre gettando la propria scrittura anti-barocca nei territori magici della fantasia e del sogno, e nei territori brulli dell’ironia e dell’umorismo, e del paradosso, spesso sarcastico.
Anche in queste interviste, fatte da scrittori e giornalisti di primo piano (Elisabetta Rasy, Renato Minore, Grazia Cherchi, Paolo Mauri, Giuseppe Bonura, Roberto Cotroneo, Mirella Serri, Doriano Fasoli, ecc.), Malerba parla con fastidio del passato, sostenendo che la cattiva letteratura nasce spesso dai ricordi d’infanzia e dalle crisi coniugali, e del mito delle «radici», anche se poi, in alcune interviste, ci dà conto delle sue battaglie in difesa del paesaggio italiano, inquinato dall’industria, che nulla ha prodotto se non spazzatura (a differenza delle civiltà contadina, che ha creato un patrimonio culturale straordinario).
Oltre che dei propri romanzi e racconti, in queste interviste Malerba affronta un ampio ventaglio di temi: la scienza, la storia, il sesso, il Gruppo ’63 (con tanto di «crociata» contro Bassani, Pasolini e Bertolucci, per via del loro presunto ostracismo nei confronti dei «novissimi» scrittori), i premi letterari (in specie contro il Premio Strega di Roma, che definì più volte come un premio di anime morte), il cinema (come dimenticare le bellissime Lettere di Ottavia?), Roma, Parma, la novellistica italiana dal Trecento al Cinquecento, il congresso di Orvieto (dove Malerba aveva una casa), l’editoria, la scrittura, il comico, la critica letteraria, ecc. Un libro, questo, che servirà a tutti gli studiosi di Malerba, e che chiude felicemente il cerchio di una delle presenze letterarie più importanti degli ultimi decenni.