Il futuro dei territori nella fusione dei Comuni, di Lorenzo Ria
A maggio del 2011 questo giornale titolò una mia riflessione sul tema del riordino della governance locale “Fusione dei Comuni: un sogno istituzionale che può diventare realtà”.
A distanza di tre anni, in occasione della presentazione di un lavoro di Luigino Sergio e Sara Sergio sulla necessità di razionalizzare la spesa pubblica attraverso un riordino delle autonomie locali territoriali, mi chiedo se quel sogno, che riguardava la proposta di fusione dei comuni di Alliste e Felline, Melissano, Racale e Taviano, non possa oggi diventare un modo di proporre un’idea di domani, in particolare per il Salento.
Il lavoro di Luigino e Sara Sergio affronta il tema della fusione tra Comuni all’interno del più ampio dibattito delle diverse forme di associazionismo comunale, alla luce della copiosa normativa emanata negli ultimi anni, quale conseguenza della necessità di imporre tagli di spesa applicati, anche per gli Enti Locali, con modalità “lineare”, andando di fatto a ridurre l’offerta di servizi alla popolazione.
Ora, se è vero che la grave crisi economica in corso impone, in maniera molto più stringente rispetto al passato, il vincolo di riduzione della spesa pubblica, allo stesso tempo, la crisi di legittimazione della politica impone un rinnovamento anche dei modelli decisionali, di partecipazione e di governance.
Soltanto attraverso questo approccio è possibile avviare un procedimento di razionalizzazione degli Enti e delle funzioni, che miri a ridurre i costi di funzionamento dell’architettura istituzionale, al fine di mantenere il più possibile il funzionamento dei servizi.
Ed è attraverso questo approccio che può essere sfatato uno dei miti che vengono sbandierati da coloro che si oppongono alla fusione tra Comuni: quello relativo alla disintegrazione delle identità locali. Ridisegnare, aggregandoli, i governi locali provocherebbe l’indebolimento del senso di appartenenza alle comunità locali.
Al contrario, molti studi hanno dimostrato che le identità locali non sono immutabili nel corso del tempo e, soprattutto, non è scontato che esse coincidano con i confini amministrativi fissati, in media, a metà dell’Ottocento, per il semplice motivo che il senso di appartenenza ai luoghi dipende dall’uso quotidiano degli stessi, che è molto cambiato rispetto all’epoca in cui la maggior parte dei confini comunali sono stati tracciati. Basti pensare alla composizione della popolazione, alle scelte insediative e alle modalità di comunicazione e trasporto. Gli studi hanno dimostrato che esiste una dimensione che consente di minimizzare i costi di finanziamento degli enti locali, sotto la quale diventa diseconomico esercitare qualsiasi tipo di attività.
Se il compito dei governi locali è quello di fornire beni e servizi ai residenti di una particolare area geografica, guardare alla fusione tra Comuni quale punto di arrivo della ricerca di una dimensione ottima degli Enti Locali, credo che possa rappresentare “un’idea narrativa ed emotiva” per il futuro delle comunità locali. Una ricerca affascinante, perché, per il Salento diventerebbe la ricerca della pluripolarità (“Grande Lecce”, “Terra dell’Arneo”, “Capo di Leuca”, “Grecìa Salentina”, “Serre Salentine”) dentro la Città diffusa disegnata dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Lecce.
Al contrario, il mantenimento dello status quo istituzionale, rischia di tradursi proprio in una drastica riduzione dei servizi alla collettività.