Maria Consolo, In queste stanze

01-05-2006

Un difficile consuntivo, di Lucio Zinna

Se è vero che per rappresentare il candore della neve sulla tela bianca il pittore scurisce gli spazi e per contrasto rende abbagliante e niveo ciò che prima sarebbe apparso grigio o giallino, similmente Maria Consolo per dare rappresentazione alla profondità, pienezza, levità e bellezza della vita introduce il lettore alla meditazione sul vuoto della morte, sullo spazio concluso e perfezionato, sul limite estremo della vita che subito si scontorna nel nulla o meglio nel mistero di un altro nascimento. Al limitare dell’ultima soglia e giunto al finis terrae oltre il quale si principia il viaggio di cui è impossibile dare riscontro, il poeta si spoglia di ogni vanità e scuote ogni polvere raccolta nel cammino, egli diviene anima nuda, ma conserva in sé l’essenziale, cioè la forma prima della vita che ancora in lui permane: le piume disperse di un colombo, la farfalla aggrappata al muro al termine conclusivo del volo, l’insetto entrato nello sfolgoro di un raggio di sole, il ricordo nitido di una frase ordinaria del padre pronunciata oltre mezzo secolo prima, il colpo di tosse nella stanza accanto alla madre morta alcuni lustri avanti: ed è accattivante la carica di vita e di luce che Maria Consolo riesce così ad imprigionare nel libro In queste stanze, quarta e superba raccolta di poesia appena uscita della poetessa catanese, che sicuramente si accredita, con questo libro, tra le voci più nitide e autorevoli dei poeti siciliani attualmente operativi. Il libro non solo è di una finezza assoluta per la precisione adamantina del lessico, sempre terso, trasparente, semplice e raffinatissimo come pura acqua di sorgente, ma è di particolare importanza letteraria per la coraggiosa e pienamente riuscita scommessa di coniugare insieme la poetica del metafisico con la poetica del quotidiano, rovesciando la direzione di marcia che solitamente i poeti adoprano per compiere tale viaggio di ascensione, cioè dalla matericità del quotidiano alla sublimazione metafisica. Al contrario, con sorprendente e nuova ideazione poetica, Maria Consolo muove dal silenzio eterno delle cose perenni, per poi giungere a rappresentare, con dolcezza, nostalgia e sensibilità emozionante verso la bellezza, tutte le forme effimere e grandiose della vita, raccolte nelle stanze che ognuno di noi possiede nella vita di ogni giorno.