Maria Corti, La leggenda di domani

11-05-2007
 E nel Salento magico sbocciò una scrittrice, di Nicola Vacca
 
Maria Corti è stata una grande scrittrice. Considerata da più parti la signora delle lettere italiane, ha pubblicato romanzi, racconti e soprattutto interessanti saggi di critica letteraria, onorando sempre il grande canone della tradizione novecentesca. Pensavamo di aver letto tutto di questa grande autrice straordinaria. Non pensavamo che venisse fuori, dopo tutti questi anni, un testo che ci riportasse ai suoi esordi narrativi.
In questi giorni esce La leggenda di domani, un romanzo breve che la Corti scrisse negli anni Quaranta. Dopo qualche tentativo di pubblicazione il testo finì, per volontà della stessa scrittrice, nel cassetto. «La leggenda di domani – scrive Anna Longoni nella postfazione – testimonia i primi passi della Corti nella narrativa: non si tratta del testi di data più alta ma del primo lavoro per il quale pensò, senza successo, alla pubblicazione. Al rifiuto degli editori probabilmente si aggiunge la scelta di puntare su altro». Arrivarono infatti i suoi libri più belli. Treno della partenza, un romanzo a cui lavorò a lungo. Anche questo libro fu pubblicato molti anni più tardi. Ora di tutti fu il romanzo che nel 1962 rivelò la Corti come scrittrice. Una data tardiva se si pensa che lei aveva già scritto molto negli anni precedenti.
Torniamo al libro. L’invenzione letteraria della Corti raggiunge momenti descrittivi di altissima poesia. In «Un Salento magico» Paola, la docile protagonista di queste pagine suggestive, fugge da un convento e vaga incantata per le terre ricche di storia e tradizione di questo paesaggio estremo, dove è possibile guardare il mare infinito per scorgere nuovi orizzonti. La ragazza fuggita dall’orfanotrofio incontra Mastro Oronzo, un pescatore saggio che diventerà per lei più di un padre. Paola Carnelli troverà rifugio nell’umile casa del pescatore salentino. Qui imparerà la saggezza della vita che si incontra nelle cose più vere della quotidianità.
Maria Corti è stata sempre innamorata del Salento. In queste pagine la sua invenzione letteraria si diverte a descrivere tutta la suggestiva forza emotiva di quel paesaggio che suggerisce pensieri e richiami interiori di notevole altezza. Il Salento rappresenta, nelle parole di Maria Corti, un paesaggio che incuriosisce l’osservatore e lo induce all’entusiasmo e all’abbandono contemplativo: «Come un demonio fischia il vento tra le rocce che vanno da Otranto a Capo Santa Maria di Leuca; i cespugli di finocchio selvatico sulla scogliera si contorcono, il vento li batte, li batte e nella risacca trascina via tutte le acque del mare, sì che la terra mostri il suo corpo nudo». Con chiarezza e precisione, la Corti inizia così il suo racconto che darà solennità tradizionale ai personaggi che parleranno sempre con l’anima e con il cuore. Il racconto, infatti, trova la sua forma più perfetta nei dialoghi tra i personaggi che si muovono sullo sfondo di un Sud ricco di saggezza popolare e di tradizioni tutte da scoprire, perché in esse alberga il senso della vita.
Cesare Segre, nella prefazione, mette in risalto la partecipazione amorosa della scrittrice alle vivaci scene di pesca, o alla descrizione dei lavori domestici e di quelli della masseria, popolata di animali e di bambini, o la descrizione della grande festa di Santa Cesaria. La Corti, in questo bellissimo romanzo che recupera la tradizione attraversa la memoria, osserva dal vero la vita di una comunità che si trova nella bellezza delle cose semplici. Il racconto anticipa L’ora di tutti, il suo capolavoro che sancisce in maniera definitiva il grande amore della scrittrice per il Salento, che diventerà la materia prima delle sue suggestive invenzioni letterarie. Tutte riscontrabili nella sua attività di studiosa dei problemi linguistici della letteratura italiana. La Corti ha contribuito, con un’intensa attività saggistica e di ricerca testuale, a scrivere pagine importanti del Novecento letterario.
Accanto ai numerosi romanzi vanno ricordati oltre ai testi sulla storia della lingua italiana, gli studi sul latino medievale, sulla latinità merovingia. Ha condotto, inoltre, studi decisivi sulla sintassi poesia italiana e sulla morfologia. La Corti ha dedicato la sua vita anche alla frequentazione della letteratura contemporanea: e da scrittrice in proprio frequentava personalmente gli scrittori e i poeti. Basti ricordare la sua amicizia con Eugenio Montale.
All’amore per la letteratura dei contemporanei, la Corti ha dedicato enormi energie creative. Addirittura nel 1972 ebbe la geniale idea di creare presso l’Università di Pavia il Fondo Manoscritti di autori moderni e contemporanei, nel quale la Corti ha raccolto importante e raro materiale autografo dei più grandi autori del Novecento: Mario Luzi, Morselli, Manganelli, Volponi, Parise, Malerba, Levi, Saba, Amelia Rosselli. Un patrimonio inestimabile che solo la passione di Maria Corti poteva raccogliere.
La pubblicazione di questo libro postumo riconduce l’attenzione sull’importanza dell’attività narrativa di Maria Corti, facendoci scoprire nuovi aspetti della sua ricca figura d’intellettuale, che erano rimasti rinchiusi nel cassetto insieme a questo notevole esempio di alta letteratura.
Anna Grazia D’Oria, oltre a essere l’editore de La leggenda di domani, è sta anche una sua amica e allieva. In maniera confidenziale così la ricorda: «Maria Corti è stata importante per la mia personale crescita umana e culturale (riusciva anche a gratificarmi, a farmi sentire brava anche se avevo la coscienza di essere infinitamente limitata, riusciva a stimolare la mia curiosità, intellettuale, riusciva a essere non la madre ma la sorella maggiore sì, che è complice e all’occorrenza ti maltratta)».
Il ricordo non scientifico di Anna Grazia D’Oria di Maria Corti e le pagine bellissime di questo libro, che giungono inaspettate da lontano, contribuiscono a consegnare al lettore l’immagine dell’autentica grandezza dell’intellettuale e della studiosa.