Maria Grazia Martina, Poesmsacaya

01-10-2006

Le poesie di Mariagrazia, di Daniela Litti

Poesmsacaya, il tuo ultimo libro, ha un titolo non semplice da decifrare, qual è il suo significato?

Diciamo pure che si tratta di un’alchimia, un mix di antico e moderno sposato al luogo.

Poe

sta per poema (si tratta infatti di un poemetto),

sms

perché il mezzo della scrittura non è stato il tradizionale foglio di carta, ma il display acceso del cellulare.

Nella tua produzione letteraria ti avvali di supporti multimediali. Quale apporto danno questi nuovi media alla poesia?

È stato un esercizio casuale, dettato dalla condizione di attesa durante una mia permanenza notturna ad Acaya, non potendo disporre di altri supporti per scrivere ho affidato al display illuminato la digitazione del messaggio. Certamente, il rapporto spaziale che la scrittura instaura tra segno corsivo, manuale, calligrafico e segno tipografico, digitato è diverso. La diversità di questo rapporto sta nella scelta della parola efficace, nella sua immediata correzione, come avviene su qualunque schermo di scrittura, ma l’economia di un piccolo display del cellulare, conduce ad una ricerca di sintesi, tra le molteplici metafore, analogie, sospensioni, e quant’altro la scrittura poetica ci ha trasmesso.

Acaya, luogo affascinante e misterioso quasi sospeso nel tempo. Cosa ha determinato questa scelta?

Non c’è stata un’intenzionalità, come ho già detto. Le emozioni raccolte ad Acaya sono, appunto, emozioni di prima mano, d’impatto, restituite allo sguardo, condivise nella parola. Una città che è passata, per me, a tòpos letterario quale ascolto, sguardo, restituzione nella parola. Acaya si è rivelata, mi è apparsa diversamente dalla “classica” visita tra imperdibili itinerari turistici. Un viaggio nuovo dove tutto comincia e resta.
Si tratta di una poesia come dimensione del tempo, di un tempo “respirato” nell’aria, “veduto” nella pietra, nella terra, intercettato nella scrittura.

Dove cerchi la tua ispirazione?

Mah…! Non ci sono centri acquisti per l’ispirazione, è una “cosa” che coltivi, forse senza saperlo fino in fondo, poi arriva inattesa, ma presagita. Direi che è fondamentale la natura, ma non solo, non esistono graduatorie o “cose” di serie A o di serie B dalle quali aspettarsi il miracolo ispirazione, tutto è ispirazione se c’è disponibilità ad accogliere, se c’è la sensibilità.

Come tu stessa affermi, pur essendo lontana da molti anni da San Cesario, sei rimasta molto legata a questo luogo. Quanto il tuo paese d’origine ritorna ed è presente nelle tue opere?

Mi piacerebbe dire di non essere mai partita, ma non è così. Sono di fatto lontana fisicamente, ma la mia appartenenza è all’aria, alla luce, al tempo vissuto e che vivo quando anche il mio corpo ritorna. Senza sentimentalismi e campanilismi, credo che s’impara ovunque e, nella mia scrittura, l’orizzonte spero rimanga alto.

Poesmsacaya è segnalato al premio letterario “Lorenzo Montano” e sarà ospitato nella manifestazione “Verona Poesia” nel prossimo dicembre. Anche in terra salentina è incluso nella rosa dei finalisti al premio letterario “Vladimir Nabokov” 2006.