Il visionario impeto distruttivo di Arthur Rimbaud, di Nicola Vacca
Lo scrittore francese Jean Cocteau definì Arthur Rimbaud “l’essere più straordinario che abbia mai solcato la terra. Fu un miracolo, un fenomeno d’ordine sovrannaturale per la sua tremenda precocità e il mistero del suo destino, che rimane impenetrabile come il suo genio”.
La genialità del grande poeta maledetto è nella sua anima irrequieta, ma soprattutto nella sua vita avventurosa, che attraversò come una meteora decadentismo, simbolismo, surrealismo, denigrando il perbenismo e le convenzioni sociali. Con un visionario impeto distruttivo, Rimbaud ripudiò ogni tipo di formalismo, superando i canoni accademici della poesia.
Alla figura del poeta delle Illuminazioni Marica Larocchi ha dedicato un libro, Rimbaud. Un racconto. La scrittrice e poetessa lombarda ha curato traduzioni importanti dell’opera rimbaudiana: Gli Ultimi Versi e i Primi Versi per i tipi degli Oscar Mondadori, Nuovi Versi, (SE 2004).
Dopo le traduzioni e l’attività critica la Larocchi ha deciso di riversare nella prosa il suo infinito amore per l’opera di Arthur Rimbaud. In un racconto, che intreccia fiction, noir, suspense e un po’ di feuilleton, l’autrice costruisce una storia intrigante che ha come sfondo l’eclettica figura del poeta francese, il visionario iniziatore della poesia e della prosa moderna.
Da Charleville, città natale di Rimbaud, dove ha luogo un festival internazionale di marionette, ha inizio l’avventura del protagonista che, per una serie di circostanze miracolose, incontra sulla sua strada l’opera del genio di Rimbaud. Attraverso la scoperta del poeta francese, il protagonista intraprende un viaggio interiore alla ricerca di se stesso e dei suoi equilibri sentimentali. “del poeta di Charleville, tradotto in quasi tutte le lingue dell’ecumene, non avevo letto granché. Qualche poesia risalente al periodo parnassiano e una smilza biografia. La mia scienza in proposito si riassumeva ai pochi stereotipi relativi all’amicizia scandalosa con Paul Verlaine”.
Nella città delle Ardenne, il protagonista scopre il museo Rimbaud e così si lascia affascinare dalle visioni e dalla superiorità intellettuale del poeta più anticonformista che la storia universale della letteratura abbia mai avuto.
Marica Larocchi consegna al lettore un ritratto sulfureo e insolito dell’autore di Una stagione all’Inferno. L’autrice descrive l’anima dell’autentico poeta, innamorato del legame ipnotico con la visione, che trova nella poesia il coraggio di rompere gli schemi con ogni tipo di formalismo per affrancarsi dalle noiose abitudini borghesi, liberarsi da tutte le trappole della consuetudine “per tracciare un nuovo cammino di luce nelle lande della poesia”.
Nel racconto di Marica Larocchi, forse un po’ troppo cerebrale, il veggente Arthur Rimbaud ci rivela la sua vocazione: affidarsi al cuore segreto delle parole per abbracciare l’estasi, l’immaginazione, la visione.