Un epitaffio alla rovescia, di Renzo Brollo
La morte riunisce e raduna le persone ancora in vita che, in memoria del defunto, trovano le parole giuste per dialogare e nel dialogo ricordare. Dopo la morte di Leonardo, ex professore deceduto da poco, nella vecchia villa di campagna dove l’uomo aveva scelto di trascorrere gli ultimi anni della sua vita si ritrovano le due ex mogli Elisabetta e Antonia con le rispettive figlie Elettra e Alessandra, le sorelle Marta e Maria Teresa, il nipote Lorenzo, il cugino Simone, la vecchia Zia Daria, i colleghi Piero e Roberta, l’amico Michelangelo e un’ex studentessa, voce narrante e ospite quasi di troppo all’interno del nucleo di amici e famigliari. Tutti i presenti portano il proprio ricordo del defunto, perché ciascuno di essi lo ha frequentato in momenti e tempi diversi, separatamente dagli altri; si discute sul destino della villa, sulla sorte del gatto, su chi terrà per sé arredi e libri. Nonostante non fosse malato, Leonardo sembra si fosse preparato all’incontro con la morte. Per ognuno ha preparato uno scritto, archiviato ordinatamente nel computer, che però non è un testamento. Si tratta piuttosto di un suo personale ricordo, evocativo di un luogo o un momento particolari. A tutti ha dedicato pensieri e parole, ma non per la giovane studentessa che, mestamente, non può fare altro che ascoltare le letture, mentre il gruppo si ritrova riunito per il pranzo in un’osteria del paese. Eppure, tra tutti, lei è la sola che avrebbe in serbo un momento davvero speciale di ciò che tra loro è, o meglio non è, avvenuto…
Candidato al Premio Strega 2015 e presentato dallo scomparso Umberto Eco e Angelo Guglielmi, il romanzo di Marina Mizzau si potrebbe anche immaginare come un epitaffio alla rovescia, o una sorta di autocelebrazione del defunto nei confronti dei superstiti: il morto che parla e rivela ciò che, di solito, sono i vivi a raccontare. La storia altro non è che la soluzione fluidificata e centellinata di un rebus crittografato che dà il titolo al libro. Se mi cerchi non ci sono è anche il messaggio nascosto che Leonardo lascia ai parenti e agli amici, che lo cercano nei suoi scritti ma che lì dentro non troveranno. Significa anche l’essere sfuggente, come si intuisce sia stata la natura del professore, benvoluto e beneamato, ma bizzarro d’estro e nei modi. Tutto ciò che di nuovo e speciale si potrebbe dire sta racchiuso nei silenzi della ragazza che, con le sue parole, potrebbe spalancare un mondo che darebbe un’accelerazione al tempo presente, che però continuerà a scorrere lento, così come la narrazione, più pittura che scrittura. La lettura del libro, dato l’argomento, non lascia però una pace interiore, perché nelle ultime pagine sta racchiuso il complesso pensiero di lei, emarginata dalla conversazione e dalla compagnia, che un po’ ci ferisce e ci spaventa, cogliendoci sul finale con l’animo vulnerabile di chi pensava di aver già capito tutto.