Dieci racconti «in stile» che hanno come comune denominatore la morte. Dieci racconti che nascono, finiscono, girano intorno alla morte di qualcuno (o più d’uno) per raccontare i temi immortali che governano la vita. Presentata l’altra sera alla libreria Ubik La morte data, racconti di Mario Massimo, docente di italiano in un liceo scientifico cittadino. Si trattava del secondo degli appuntamenti dedicati dalla libreria foggiana alla casa editrice Manni di San Cesario di Lecce.
Racconti «in stile» per vari motivi: sia perché ambientati in epoche diverse, dall’impero romano ai nostri giorni; e perché lo stile della narrazione, il linguaggio, i termini e persino le costruzioni sintattiche usate rispettano il tempo in cui il racconto è ambientato. «In stile» anche perché alla base c’è il tentativo dell’autore di riproporre, adattato ai tempi moderni, il dialogo filosofico classico. Un lavoro durato oltre trent’anni, quello di Mario Massimo, un lavoro fatto di visioni e revisioni, con incursioni anche nei dialetti, napoletano e veneziano. Un testo che è come un rebus, per i lettori di un certo tipo però, quelli cui si rivolge il lettore, quelli in grado di ritrovare, riconoscere in una frase, in un periodo, in un’atmosfera altri testi, altre teorie, altri pensieri. Dieci racconti senza una data ma che suggeriscono, con un riferimento, l’epoca quasi precisa dell’ambientazione. Un libro che si pone il quesito della crudeltà umana, dell’arte, dei rapporti familiari, della ribellione. Un racconto circolare, che nasce dove finisce, e dove il primo si collega all’ultimo. E si può ricominciare.