Il movimentato orto di Rondi, di Liana De Luca
Il titolo della nuova silloge poetica di Mario Rondi, Il bosco delle fiabe, bene sintetizza due dei suoi principali interessi: l’amore, ma anche più la partecipazione, alla vita della natura e l’inclinazione alla esposizione fiabesca. Non c’è erba, fiore, verdura, pianta, che l’autore non conosca e che non racconti umanizzata nella dimensione del quotidiano. In rapidi e allegorici fotogrammi sfilano scene e dialoghi, che si svolgono in un movimentato orto, di cui Rondi è spesso interlocutore o almeno testimone. Gelosie, ripicchi, simpatie, passatempi, si susseguono e a volte coinvolgono gli animali. Anche la presenza femminile è incerta, fra l’umano e il vegetale, con il “cuore di lattuga” e “i messaggini della volpina”. Addirittura in Nel verde è proposto un assembraggio alla Arcimboldi. I sentimenti hanno connotazioni universali: “Zucchette e favette sono alle strette / si contengono l’ardore del nostrano / cavolfiore, galante per signore” (Corteggiamento); “Oggi le cipolle hanno la luna / storta; mi girano la testa, offese / perché mi prodigo con le carote” (L’amor cortese). In tal parco zoologico l’autore riveste la veste dell’asino: “Ho scoperto il gancio cui si legava / l’asino… / …con il somaro / del cuore che è in me, senza l’amaro…” (L’asino); “Quattro asinelli scalpitanti, baldi / birbanti, mi cercano, m’inseguono: / sanno che sono asino con saldi / principi anch’io: nel sogno perseguono / l’idea che, con tutti i pensieri caldi / nella testa ci scappi, se seguono / le mie giravolte, anche per loro / una manciata di sale di straforo” (Giravolte).
Ma, contrariamente al tono leggero, ogni espressione della natura, vegetale o animale, persegue la sua lotta per la vita: lotta di difesa e lotta di attacco per la sopravvivenza: mors tua vita mea. Ogni essere si adopera per ragioni di cibo, di spazio, di sentimento, con l’attenzione e l’inclusione dell’autore: “Recito giaculatorie nell’orto, / che preservino le fave e i finocchi / dall’assalto di afidi e di vanesse; // ingiuro il grillo talpa che fa il morto, / nascosto sulla foglia per gli gnocchi: / emano sortilegi per chi tesse // trappole del cuore tra le verdure, / cercando di non far brutte figure…” (Tiritere).
Contribuisce a creare l’atmosfera magica la musicalità dal ritmo particolare. Costante è l’uso dell’endecasillabo, composto in strofe di ottave, terzine, distici, i cui versi sono legati da rime baciate o alternate ammorbidite da enjambement e perfino tmesi.
La validità dei testi poetici di Mario Rondi scaturisce da una concezione esistenziale avallata da una costante iterazione di testimonianze personali, da una partecipazione intensa al crogiolo di istanze che coinvolgono ogni espressione dell’esistenza, senza demarcazioni platoniche fra materia e spirito.