Parole e pensieri meridiani di Nicola Papa, di Dino Levante
In quali maniere si può ancora scrivere il Sud, il Salento? In quanti modi possiamo riportare in vita i ricordi, quelli personali, immersi e nascosti nell’album più grande della memoria? A suo modo ci prova, e con un certo indiscutibile successo, Nicola Papa nel suo recente volume dal titolo Dolce cattività (Manni editore, 128 pagine, 13 euro). Non è il primo caso di un’opera narrativa, pensata e stampata, nero su bianco, da un non proprio «addetto ai lavori». L’autore, infatti, proviene dalla migliore tradizione scientifica di taglio tecnico finanziario, ed ha girato il mondo (New York, Parigi, Londra, Milano, Roma), interessandosi di economia aziendale. Ha pensato, ora, di fermarsi e di fermare con sé i suoi pensieri, quelli che ha deciso di mettere in forma di parole.
Dieci capitoli che sanno di trattato, ma anche di testo antico, inframmezzati, a metà e poco prima della fine, da due lezioni, da fondamenti: di politica economica e di organizzazione aziendale. La bellezza nel romanzo di Papa è nella descrizione, capace di rievocare luoghi, tempi e personaggi degli anni appena trascorsi.
L’interesse è, invece, nelle riflessioni, continue, pungenti, riportate con stile lineare e piano, con l’uso singolare della seconda persona che mette in particolare tensione il lettore. Indovinata, infine, la copertina, realizzata da Marta Solazzo, e che riproducendo il volto di un dormiente che si rispecchia in un suo inverso, rappresenta emblematicamente la trama narrativa oltre che la forma stilistica adoperate da Papa.
Il personaggio principale, l’anima narrante, infatti, è in continua apprensione sentimentale, altalenante, vittima inconscia tra il passato e il futuro, tra il ripensamento del dolore del tempo trascorso e la speranza di affetti rigeneratori.