Nicola Vacca, Incursioni nell'apparenza

31-12-2006

Versi per l'Occidente al tramonto, di Salvatore Dama

Incursioni nell’apparenza è l’ultima raccolta di versi del poeta Nicola Vacca. Quarantatreenne, originario della Puglia, scrittore, opinionista, critico letterario, Vacca collabora alle pagine culturali di quotidiani e riviste. Incursioni nell’apparenza è la sua quarta raccolta di poesie dopo La grazia di un pensiero (Antonio Pellicani Editore, 2002), Frutto della passione (Manni, 2000) e Nel bene e nel male (Schena, 1994). Il libello in questione, impreziosito dalla prefazione di Sergio Zavoli, segue cinque percorsi: “morte occidentale”, “metafisica della ferita”, “il male chiaro”, “la spada di Dio”, “stato d’allerta”. Una lingua pulita, il verso che cede spesso alla prosa, toni lirici ma anche ironici. Nella poesia di Vacca rivivono Pasolini e il dovere civile dell’indignazione. Di formazione tradizionalista, l’autore mette in versi il tramonto dell’Occidente di Osvald Spengler: «Eccolo qui il nostro Occidente / di cui noi siamo le comparse / anime morte tra il gelo e la luce / tutto in questa sconfinata terra desolata / ha preso le sembianze / di una geografia senz’anima / L’Occidente muore nel cuore delle persone». Motivi nietzschiani nel percorso “il male chiaro”. Vacca si affida all’ironia di Leo Longanesi (“la morale è morta”) per descrivere la decadenza dei tempi. La vana ricerca di una spiritualità mai avuta, il tema de “la spada di Dio”: «abbiamo perso il coraggio di amare / in nome del quale ci siamo sempre chiamati esseri umani / anche Dio ha cambiato indirizzo».