Umanità e natura in Vento, di Stefania Provinciali
L’idea di una raccolta poetica, dove le date si susseguono secondo un ordine cronologico, senza maliziosi spostamenti che potrebbero apparire opportuni per una coerente lettura è quanto di più intimo può offrire un autore al suo pubblico. Si rimane, infatti, coinvolti nell’inseguirsi dei pensieri destinati a mutare coi tempi e con la maturità della vita che scorre. Una chiave di lettura per entrare «nel cuore e nella mente» di Paola Càsoli che nell’ultimo libro di poesie, Vento, edito da Manni, ha riunito trent’anni di gesto poetico «dal fuoco del ’77 fino ai giorni nostri» in una raccolta di pensieri lasciati nel tempo a sedimentare. Alcuni temi portanti che vanno delineandosi nelle pagine, da quel primo rigo, «aspettando Dio» all’incontro con la poesia, musa liberatrice dei pensieri, e poi con l’uomo, attraversando esperienze vissute, utilizzando parole sorgive, fra il crescer dei figli e la lotta più intima, di una donna, che si guarda e guarda oltre.
C’è l’uomo in quanto essere umano, la condizione di madre ed il legame col figlio; c’è la natura che vive un difficile rapporto con l’uomo e la suggestione del canto della notte. Emerge, così, quel paesaggio personale fatto di versi dove l’intreccio va acquistando, in alcune poesie, tutte da scoprire, una formula pittorica, fatta di immagini «cromatiche» suggerite dalla musicalità di alcune rime, dalla scelta degli aggettivi e dalla stessa propensione a creare effetti visivi.
Da citare, per l’immediatezza, la prima versione della poesia che chiude la precedente raccolta Cristalli, rime velate da un Vento che sembra attraversare inesorabilmente ogni brano. Il vento si ferma sulle parole di una lettera scritta nei primi anni del Novecento da Francesco a Chiara, i nonni materni dell’autrice, una pagina intima dove le parole scelte si fanno poetica nel pensiero racchiuso. Calato il vento questo si alzerà di nuovo, soffierà verso altri lidi; non sappiamo quali. Certo è che Paola Càsoli con quest’ultima raccolta ha inteso chiudere un cerchio per aprirsi ad altri orizzonti, forse sconosciuti ma che sola la poesia può scoprire.