Paolo Fiore, Fu chiaro appena oltre lo zenith

01-09-2012

Nel nome del libero pensiero, di Nicola Vacca

Paolo Fiore è un medico con la passione per la scrittura. Egli allo stesso modo ama il romanzo e la poesia. Ho avuto modo di occuparmi dei suoi versi e della sua prosa. Sinceramente non so dire se preferisco il romanziere o il poeta, perché in entrambi i casi Paolo scrive in stato di grazia: cerca e trova nei suoi libri la parola alta e abbraccia una letteratura che unisce la tradizione e la modernità senza mai ignorare la lezione dei grandi maestri. Quello che dico trova sicuramente conferma nelle pagine di Fu chiaro appena oltre  lo Zenith, romanzo storico, filosofico, teologico che ha al centro della sua storia  intrigante un tema di scottante attualità: la battaglia per le proprie idee attraverso la difesa ostinata della libertà del pensiero. Due monaci domenicani nel periodo  dell’Inquisizione spagnola si trovano tra le mani i libri dell’eretico Giordano Bruno, il filosofo nolano che è finito sul rogo per aver difeso le sue idee e soprattutto non aver fatto un passo indietro nella strenua affermazione dei suoi principi che tendevano  alla ricerca di nuovi mondi e di realtà alternative di pensiero. I due monaci domenicani, imbarcati su un galeone spagnolo che parte alla volta delle Indie occidentali, raccolgono l’eredità spirituale  del pensiero eretico di Giordano Bruno che si schiera contro ogni forma miope di ragionamento che ha nel pregiudizio la sua essenza. Le avventure dei due uomini di chiesa sulla strada dell’eresia e del libero pensiero affascineranno il lettore di questo romanzo, che ha nell’incontro dei diversi piani narrativi una morale straordinaria:  bisogna avere la forza di difendere le proprie idee anche quando si viene perseguitati  a causa loro mentre sarebbe moto più facile rinunciarvi. L’autore su questo concetto ha costruito la  trama del suo romanzo, non a caso ambientato  ai tempi dell’Inquisizione, uno dei periodi più bui per l’intelligenza umana seriamente compromessi da un oscurantismo religioso che ha remato contro la “pienezza della conoscenza” Tra messaggi biblici e rivelazioni pagane i monaci benedettini si troveranno ad attraversare controcorrente il loro tempo, di cui non si sentono figli perché la morale  dell’epoca invita, davanti al pensiero e alle idee libere di chi intravede nuovi mondi e idee per una conoscenza più spregiudicata  e aperta,  a chiudere gli occhi e a rimanere ciechi nell’ignoranza del pensiero imposto da coloro che ritengono di essere i detentori di una sola e inconfutabile verità. Paolo Fiore ha scritto questo romanzo perché è seriamente preoccupato per la crisi morale che stiamo attraversando. Davanti alla contemporanea Inquisizione della dittatura del pensiero unico oggi  dovremmo tutti avere il coraggio di essere eretici e aprire gli occhi davanti al degrado e alla decadenza dei valori in cui siamo precipitati per il grande vuoto etico che le regole della globalizzazione hanno imposto all’esistenza intera. Dovremmo anche noi andare oltre lo zenith del nostro tempo e come il giovane monaco domenicano del  bellissimo libro di Paolo dobbiamo renderci conto che  non bisogna mai credere di aver compreso  una volta sola tutte le cose, lasciando sempre alla vita un altro spazio, una seconda possibilità, forse ancora più semplice e immediata,  anche quando ci sembra chiaro che non si potrebbero leggere altrimenti. Nel nome del libero pensiero abbiamo bisogno di nuove idee per cui valga la pena combattere per costruire un mondo migliore, perché questo sta crollando sotto gli attacchi micidiali del dio denaro e della sua speculazione. In Fu chiaro appena oltre lo zenith di Paolo Fiore c’è l’eldorado di una nuova intelligenza, che ha nei libri proibiti e nell’eredità spirituale di chi è stato perseguitato perché non ha mai rinunciato a difendere le proprie idee i capisaldi di un libero pensiero. Ancora oggi questa è l’eresia che  dovremmo sposare con coraggio per opporci con energia al nichilismo che dilaga e addormenta le menti e le coscienze.