Recensioni, di Raffaele Ferrante
Un fine, uggiosissimo febbraio. Al Caffè Letterario di Lecce, Pietro Sicuro e il suo socio Sandro confabulano sull’opportunità o meno di far esibire nel loro locale il giovedì successivo una performer teatrale milanese, visto che le previsioni danno ancora e sempre pioggia. Sandro è più disteso, Pietro è corrucciato, ma dev’essere per colpa della trasferta lavorativa ‒ questa volta nientemeno che a New York - della sua fidanzata Elisa, accompagnata manco a dirlo dall’export manager di turno, un bellimbusto palestrato con coda di cavallo annessa. Ma siccome i guai non vengono mai soli, nel locale quella mattina fa pure il suo ingresso Calò, il braccio destro dell’ispettore Pace, croce e delizia dei due imprenditori e incubo mai sopito che mille guai ha causato in passato ai due amici e al loro locale. La faccenda però stavolta pare grave. Pace è in fin di vita, ha un tumore che se lo sta divorando e pare abbia espresso il fatidico ultimo desiderio. Un favore che solo Sicuro gli può fare! Pietro già sente le forze mancargli entrando in ospedale ma è ancora niente rispetto a quello che l’ispettore dal suo letto sta per confidargli. C’è un segreto, un macigno di cui sente il bisogno di liberarsi. Una precedente storia in gioventù, una relazione da cui è nata una ragazza, Erica, oggi poco più che maggiorenne. Ora Pace ‒ visto che la madre è deceduta anni prima e adesso sembra toccare a lui ‒ prima di tirare le cuoia vuole offrire una certa stabilità alla ragazza. Ha un gruzzolo da parte ed è pronto a girarlo a Sicuro in cambio di un’opportunità per sua figlia. Farla lavorare da lui, darle quella tranquillità economica e sociale che lui non potrà più garantirle. Pietro è sconvolto, ma ciò che il ragazzo ancora ignora è che la fantomatica Erica, che a sua volta è all’oscuro dell’esistenza e dell’identità del padre, pare sia implicata fino al collo in una pericolosissima organizzazione malavitosa...
Ancora e solo guai dal duo Pace-Sicuro, la coppia più esilarante della letteratura pugliese contemporanea, nata dalla penna arguta di Paolo La Peruta, reale titolare del “Caffè Letterario” a Lecce. Ispettore pasticcione l’uno e imprenditore culturale l’altro, ancora insieme: forse, a giudicare della malattia terminale dell’Ispettore, per l’ultima volta, ma chissà. E proprio la malattia di Pace ce lo mostra questa volta in una veste nuova, quasi sentimentale ma non meno portatrice di sventure per il povero Pietro, già vessato dalla preoccupazione di far funzionare un locale in un periodo di piena crisi economica, dalle angherie sentimentali di una fidanzata in carriera che prova a rassicurarlo da New York in compagnia di un “pericolosissimo” collega e grazie al segreto di Pace, ora pure alle prese con una stordita ragazza a cui deve offrire lavoro e stabilità economica, scoprendo però che la stessa è invischiata in una storia più grande di lei. Un cortocircuito che al solito La Peruta dirige e condisce con arguzia ed esilarante comicità, mettendo sullo sfondo per una volta non un Salento da depliant ma quasi una Lecce del nord, grigia e piovosa ma certo non meno affascinante, dove le spiagge, per una volta libere da orde di turisti imbizzarriti, sono selvagge, incontaminate e battute solo dal vento e dai surfisti. Uno scenario, a dispetto del titolo, di vera pace.