Una commedia dietro al bancone, di Giuliano Pavone
Paolo La Peruta gestisce un caffè letterario a Lecce da quindici anni ma “letterario” lo è innanzitutto lui. Ha infatti da poco pubblicato il suo secondo giallo, “Senza pace” (Manni editore), seguito di “Per Giove” (pubblicato da Lupo, i due libri sono comunque autoconclusivi). Ma – e questo è il bello – le sue storie sono ambientate proprio nel suo caffè (che si chiama semplicemente “Caffè letterario”, ma come “sottotitolo” ha “Quante storie per un caffè”) e hanno come protagonisti dei personaggi ispirati a chi nel caffè sta, perché ci lavora o perché lo frequenta da avventore. Si inizia con Pietro Sicuro, alter ego dell’autore, per poi passare a un personaggio ispirato al cognato di La Peruta, suo socio, fino ad arrivare a varie figure che ricordano più o meno da vicino i clienti del Caffè letterario.La Peruta 3
“L’aver messo nelle storie le mie amicizie e i miei affetti tradisce lo spirito iniziale di questi lavori, che erano nati per essere letti fra noi” spiega La Peruta. “Ma poi sono stati apprezzati anche fuori dalla cerchia delle conoscenze dirette e quindi ho deciso di pubblicarli. Nei miei romanzi c’è una trama gialla ma anche un certo gusto per la descrizione dei caratteri. La mia cifra stilistica è l’ironia: anche se si verificano dei fatti di sangue, l’atmosfera è più da commedia che da noir”.
Qual è, chiediamo, il rapporto fra la sua attività di scrittore e quella di gestore di un caffè letterario?
“Ho aperto il Caffè letterario proprio perché, oltre a piacermi le situazioni conviviali, mi piace anche il mondo che gira attorno ai libri. Sono sempre stato un buon lettore, appassionato in particolare di gialli, ma c’è voluto del tempo prima che mi sentissi pronto per scrivere un romanzo (ammesso che ci si possa mai sentire pronti per una cosa del genere). La commistione fra fantasia e realtà crea delle situazioni divertenti: capita che lettori del romanzo vengano al Caffè e manifestino la propria soddisfazione nel ritrovare ‘dal vivo’ le stesse atmosfere del libro”.
Visto il suo curriculum, non possiamo esimerci dal fare a Paolo La Peruta la fatidica domanda: come si vive di pane e cultura? “Il segreto sta nel mescolarli” risponde. “A volte è trainante un aspetto, a volte l’altro. Nel nostro caso è più spesso la cultura a trascinare il resto. Da noi si viene soprattutto per partecipare a eventi (due o tre a settimana) e per respirare un clima particolare, che per esempio rende possibile assistere a un concerto improvvisato di musica classica eseguito da tre ragazzini. Ma naturalmente cerchiamo di distinguerci anche per l’offerta di food & beverage: i panini sono realizzati con pani particolari, le tapas nel weekend provengono da due gastronomie di qualità e abbiamo una selezione di circa quaranta amari diversi.