Piera Mattei, L’equazione e la nuvola

01-09-2010

Tra bellezza e intelligenza, di Lea Canducci

Conoscevo già i precedenti libri di poesie di Piera Mattei, in particolare avevo molto apprezzato La materia invisibile per la sua verità e concretezza, per la sua espressività raffinata, elegante e sobria. Nel nuovo libro L’equazione e la nuvola, l’incontro, che torna forte e coinvolgente, con la scienza, arricchisce la poesia-pensiero dell’Autrice, in modo non enfatico né retorico, ma così libero e originale da produrre una sorta di turbamento.
L’inizio del libro è infatti un sorprendente incontro tra bellezza e intelligenza, sapere e meraviglia, che danno slancio e novità a questa poesia. Sono versi scritti presso il centro scientifico Ettore Majorana di Erice, nella contemplazione della riproduzione autografa della formula di Dirac e nella compagnia della nuvola che corteggia dall’alto il borgo, “che indica il più ampio trascorrere, del pensiero e delle parole, dalle immagini della poesia alla ricerca sulla natura stessa delle cose” (dalla Nota dell’A.). Tensione alla conoscenza, assillo della riflessione, continua interrogazione e insieme sintonia con la natura, con il proprio ambiente, con la propria esistenza quotidiana. Il linguaggio è molto raffinato, a volte di tipo classico, essenziale, a volte criptico e molto personale.
Anche le poesie più descrittive hanno spesso un’intensità enigmatica: “L’immobilità respira / ancora più viva / nell’assenza di verde / ovvero trattiene il fiato / - potrebbe un soffio soltanto / sommergere il mare”. Sono questi versi del poemetto Forme d’aria verso San Vito Lo Capo, che ha le caratteristiche multiple di cui ho parlato, in particolare la modalità espressiva e l’invenzione formale che si avvalgono di una forte libertà semantica, a volte anche sintattica. Ma soprattutto si respira libertà di spazi, di luoghi, di pensieri.
La sezione che segue, In ostinata posizione di stiliti, è scritta durante un breve soggiorno in Grecia, e prende il nome dall’ultima poesia del poemetto, “nomadismo” termine che vuole indicare come il profondo scopo di ogni viaggio sia quello di attenuare la vertigine che ci produce la coscienza e la conoscenza del fatto che come abitatori della Terra siamo in perenne, involontario e vertiginoso moto su cui noi stessi insieme ad altri corpi astrali.
A piccoli sorsi è un poemetto composto da cinque testi e rappresenta emozioni, stati d’animo, “forme trafitte da steli di fiori / marocchino bengala di colori”. Tutto è espresso in uno stato creativo sereno e distaccato, con continui enjambements, qui frequente modalità espressiva. Nell’ultima poesia la narratività si distende e il vissuto risulta più lirico, ma sempre essenziale, senza produrre disarmonie o stonature stilistiche, senza compiacimenti.
La sezione Palinsesti, è quasi un impatto, dalla coscienza, all’inconscio. Due i temi che tratta, con il metodo dell’insistenza: l’epifania del ricordo alla coscienza, e la forza del nome, tematica quest’ultima che tornerà esplicitamente anche se con altro valore, nella sezione Nominazioni. Qui si tratta dell’ambivalenza che suscita il nome proprio: “ma il nome non ti lascia / e tu non puoi lasciarlo / lo cancelli dai fogli / ma lo porti impresso nelle iridi / nell’intrico rivelatore delle impronte”.
Le sei poesie che formano la sezione Abitatori, sono ricche di riflessioni sulla mente, sul corpo, sul tempo dell’antica casa, sulle tracce lasciate, invisibili, dalle esperienze di altri individui, nei secoli: “Il sole entrava dalle finestre aperte / come oggi / benediceva la giornata / - rumori dalla strada - ”.
Dai secoli passati all’oggi. Nella sezione successiva, la poesia Città di ferro fa rabbrividire per il suo coraggio espressivo. Esprime nella sua spietatezza una parte nascosta della personalità di Piera
Mattei, la sua parte reattiva e il suo profondo senso morale.
Molte altre le tematiche: incontri di forte emotività con animali (Iddu no have a nuddu, il gufo) bambini (Lettera.2), ancora viaggi e riflessioni su quanto la scienza possa spiegare persino dei nostri gesti quotidiani e alcune poesie sul tema dell’amore che esprimono delicatezza, profondità, (cammella), senso dell’humour (Telefono fisso) dove ridere con l’altro indica maturità del proprio sentire e animo aperto al sentire dell’altro.

Poesia contemporanea, senza sudditanza a forme stereotipate o abusate. Esprime una polivalenza esperienziale che si accompagna a una voce libera e controllata.