Di Piera Mattei ci affascina la concretezza delle parole, l’equilibrio compositivo del sintagma, scolpito con assoluta precisione, e il senso di responsabilità con il quale assume il “compito” di scrivere; ché, dichiara, “scrivere è diverso. Chi scrive (...) è al tempo stesso personaggio, attore, regista, tecnico delle riprese e voce fuori campo”. A tale realismo e rigore si affiancano il dono innato della levità con la quale disciplina tanto la scrittura narrativa che poetica, la prima, come del resto in buona parte la seconda, nata da piccole occasioni, coincidenze o mutuata da esperienze di viaggio, appuntamenti e incontri occasionali; scrittura robusta, allo stesso tempo, per un certo modo di di guardare, sostenuta tanto dalla predisposizione ad assorbire gesti e situazioni apparentemente insignificanti, che a farsi permeare, con un’aria fintamente svagata (la mente, la ratio sempre all’erta per cogliere sfumature e, direi, anche l’anima percettiva), e poi grattare la superficie attraverso cui ciascuno si autorappresenta.
Esemplare a questo proposito è il racconto Dialoghetto. La vita e la sua traduzione - operetta: qui un maestro dialoga con un’allieva, disquisisce intorno alla poesia, lingua che “elabora pensieri nuovi, nuove immagini”, pensieri e immagini che lo sguardo interno vede “ab ovo”, nella mente. “Se ciò che scrivi e immagini è vero sulla pagina un bel giorno ti capiterà d’incontrarlo”. Qui si dice della immaginazione come qualità precipua della creatività, della facoltà di produrre percezioni dalle cose sensibili “assenti”, non visibili, non ancora, come modalità operativa della mente evocatrice. “Entrare” nelle situazioni quasi di soppiatto, appartata astante che discerne e valuta, con leggerezza, senza supponenza né presunzione vale a stabilire un’intesa, non marginale né accademica, con ogni cosa e persona e animali (abitatori dello zoo, i piccioni, i gabbiani): sguardi incidenti, traversate, deserti di gelo, voli radenti, incontri fortuiti, imprevedibili; e, su tutto, la grazia d’una scrittura anch’essa “visiva”, penetrante e prensile; premonizioni, anche, come il titolo d’una sezione cui appartiene il racconto Links-Legami, e sedimentazioni da cui “rinascono storie” perché si obbedisce a un richiamo irresistibile: entrare in un negozio di “quadri e di oggetti curiosi” e scoprire un ritratto di Lu Xun, “creatura intelligente e psichicamente esausta”, scrittore cinese amato dall’autrice, che si accinge a scrivere un commento sulla sua opera. E comprare il quadro, l’oggetto che la sta aspettando, la chiama da lontananze insondabili, misteriose; Lu Xun, superando lo spazio e il tempo, ”non sapeva che, a decenni della sua morte, in una lontana città dell’Europa, una donna che non aveva mai incontrato avrebbe rivolto ogni giorno lo sguardo al suo ritratto con amicizia e ammirazione, non poteva sapere e neppure prevedere il mio diligente lavorio alla tastiera del computer, (...) per pubblicare -presto- un piccolo libro dedicato a lui”.