La presa di coscienza suggerita da Cipriano, di Laura Palladino
Un libro la cui copertina è già tutto un programma: fondo rosso e titolo abbastanza sonoro: Film anarchico e impopolare (Manni editore).
La foto rappresenta una cinepresa che al posto dell'impugnatura ha una calibro. Una macchina da presa che diviene arma e un titolo che evoca impegni politico-sociali scomodi. L’ autore, irpino ,classe 1968 ,è Piero Cipriano, psichiatra (ha lavorato nei dipartimenti di salute mentale del Lazio, del Friuli, della Campania). Da alcuni anni è rientrato a Roma dove è nata la sua esperienza basagliana e un'attività parallela di regista di corti. Questo è il suo primo romanzo.
Nessuna aperta denuncia, nessun bisogno di dire la propria a tutti i costi. Cipriano limitandosi ad esprimere (senza limite) le documentaristiche realtà culturali dell'Irpinia (e del nostro paese tutto) che cozzano con gli stati d'animo del protagonista ribelle ma propositivo, ci lascia dentro un segno: una rumorosa quanto semplice e nient'affatto scontata presa di coscienza.
"Nessun dogma. È un romanzo anarchico" , afferma l'autore durante la presentazione. Gli rivolgiamo alcune domande.
Non crede che l'anarchia sia anch'essa una forma di dogma, finalizzata ad annientare gli altri dogmi ? "Allora, diciamo che ha colto nel segno! Questo libro altro non è che la sceneggiatura di un mio film abortito nel 1999, e mai più riproposto. Riproposto in questa veste oggi di romanzo, perchè la forma espressiva a mio avviso che più si addice ad una lenta presa di coscienza, che ci auspichiamo collettiva, resta il libro".
Elementi di una lenta presa di coscienza quali la banalizzazione di certe realtà culturali...La sua mi sembra più una piacevole piece teatrale, piuttosto che un romanzo. Ha pensato ad una versione teatrale? “Ci stavamo pensando... Comunque, elementi di una lenta presa di coscienza quali un vero pensiero anarchico almeno da principio rappresenta, si esprimono al massimo solo scrivendo, non descrivendo. Ci sono limiti che la scena ti impone, mentre la pagina bianca no".
Questo pensiero che lei definisce anarchico, atto a infrangere il rumoroso imperturbabile persistere e resistere di certe realtà,rimaste immutate nella storia dell'Irpinia ma anche nella provincia italiana in generale, pensa che si possa estendere a tutta quell'Italia rimasta retrograda nel pensiero, più che nel sentire, quel sentire che in questo libro tu ottimisticamente ci fai capire che invece è un sentire ancora vivo e ribelle? “Diciamo che sì..riguarda tutti...anche se il pensiero che questo mio primo romanzo (sceneggiatura rivisitata ) esprime, è un pensiero che nasce in tappe abbastanza autobiografiche e molto geografiche . Tappe presenti solo tra le righe, perchè non volevo parlare di me ma del mio vissuto, delle percezioni, di un sentire maturato attraverso esperienze significative”
Quali sono queste tappe significative? “Il terremoto dell'Irpinia ( con una lentissima ricostruzione avvenuta più in senso materiale che psicologica..); il libro di Camilla Cederna che lessi a 15 anni (*ndr-giornalista scomoda di qualche decennio fa, inviata de l'Espresso); e poi ancora a 25 anni un film strano di Roberto Faenza montato da Silvano Agosti, dall'emblematico quanto profetico titolo "Forza Italia", che fu tolto in poco tempo dalle sale anche se aveva ricevuto una critica positiva (forse perché c’era stato il rapimento di Moro e il film parlava della democrazia cristiana ?). Ecco..tutti questi elementi di un pensiero diciamo così ,libero, vengono a confluire in una sorta di immaginato don Chisciotte dei nostri giorni, in una terra, la nostra, dei santi e dei lupi, col suo fedele Sancho Panza. Questo è Pietro Cacciafumo, il protagonista del mio libro, giovane regista anarchico che fa ritorno in Irpinia ,dove è nato e cresciuto,per girarvi un film con cui raccontare la sua gente".
In questa sorta di suo alter ego, quanto c'entra il richiamo a Basaglia e alla sua esperienza di psichiatra ? “Sicuramente c’è, nella sensibilità, nel liberarsi da sovrastrutture imposte da una morale comune che morale non è, nel vivere liberandosi dai "santi" per divenire davvero se non altro, da libero pensatore...Non c'è solo l'Irpinia in questa presa di coscienza...c'è un po' tutta l'Italia,in questa carrellata di personaggi tipici accompagnati da una musica che è accentuazione di certi stati emotivi... un po' come ascoltando "Bocca di Rosa" di De Andrè , che caratterizza più certe zone che altre, ma che in fondo riguarda l'essere umano in generale”.
Simpaticamente mi congedo dal Dott. Cacciafumo-Cipriano e sorrido alla dedica autografata . “A Laura ,rompiballe giornalista d'assalto”.
Un romanzo anarchico…e impopolare.