Lo sguardo di Cipriano sull'Irpinia
Un viaggio letterario, tumultuoso e irregolare, alla ricerca delle proprie radici e del senso profondo di una terra perduta. Un viaggio capace di consegnarci lo sguardo sull’Irpinia di chi è andato via da tempo ma non ha mai smesso di seguirne le sorti. E’ il senso del “Film anarchico e impopolare”, il romanzo/non romanzo di Piero Cipriano che sta ottenendo consensi in tutta Italia e sarà presentato al pubblico per la prima volta in Irpinia il 29 dicembre, alle 18, a Nusco, nella sede del municipio. Ad andare in scena è «Il mio viaggio del ritorno - scrive l'autore - come Ulisse nella sua terra. Ulisse che torna nella sua terra a far secchi i Proci. Ecco cos'è questo film nella terra dei santi proci e dei lupi mannari». L’Irpinia, dunque, è essenzialmente la "terra dei lupi e dei santi", come recita il sottotitolo del libro, che non può non partire da un’esperienza autobiografica dell’autore, giovane medico-scrittore-regista originario di Guardia dei Lombardi e trasferitosi da tempo a Roma, da poco pubblicato nel catalogo di Manni, uno dei più coraggiosi e colti editori italiani. Cipriano ripercorre la propria terra con uno stile sanguigno e provocatorio, attraverso venti scene in cui si ritrovano affastellati ricordi d'infanzia, magiche suggestioni e cronache dei nostri tempi, come le lotte contro la discarica sul Formicoso o il "Premio Leone" a Torella. La quotidianità è quella di sempre , fatta di amministratori corrotti, dell’eroismo di pochi, delle illusioni di tanti. Protagonista del volume è Pietro Cacciafumo, giovane regista anarchico, alter ego di Cipriano, autore di film impopolari. Suoi unici due numi tutelari Pasolini e Buñuel. Nel 1999 fa ritorno in Irpinia, dove è nato e cresciuto, per girarvi un film, il cinema diventa, dunque, strumento raccontare la sua gente. Le passeggiate in piazza, gli incontri con giovani e anziani, le processioni e i festeggiamenti religiosi, diventano l’occasione per descrivere con rabbia una terra in cui sembra si possa vivere solo facendo ricorso ai santi. Il film è il resoconto, amaro e insieme ironico, di questo viaggio: alla vita di paese si mescolano i ricordi d’infanzia, le superstizioni, i guaritori, i finti miracoli. Il desiderio di rivolta e di libertà del regista, “lupo solitario e vendicatore”, si materializzerà alla fine nel tentativo di emancipare una suora e nell’omicidio di una maga. E se è vero che Cipriano/Cacciafumo sceglie la strada di Ulisse, in un contesto in cui gli unici modelli possibili appaiono quelli di Achille o di Priapo, durissime saranno le stilettate nei confronti di una classe dirigente immobile e clientelare, a partire dagli storici padri della Democrazia Cristiana locale, colpevoli di aver trasformato i fieri uomini/lupo d’Irpinia a “popolo ovino”. Nè resistono al suo sguardo canzonatorio personaggi simbolo della tradizione culturale irpina come Carlo Gesualdo o ancora i due cantori dell’Irpinia Vinicio Capossela e Franco Arminio. E c’è anche una dedica speciale per il film virtuale “ per tutti coloro che hanno vissuto e vivono nell’estrema Irpinia e hanno creduto e credono di avere il diritto a vivere senza fare ricorso ai santi”.
La presentazione è promossa dall’Archivio Storico della Cgil Irpinia, dal gruppo teatrale “I setzionati”, dalla rivista “Quaderni di Cinemasud”. Introdurrà la giornalista Francesca Festa, del “Corriere dell’Irpinia”. Interverranno, con l’autore, il direttore dell’Archivio Storico della Cgil irpina Giovanni Marino e il responsabile di “Quaderni di Cinemasud” Paolo Speranza. A concludere l’incontro la performance teatrale dei “Setzionati”.