Piero Travaglini, Il metrò del piccione

14-05-2015

Piero Travaglini: «Io, tra poesia ed illusione»

Lui è sambenedettese di nascita e qui ha la sua famiglia, ma da molti anni ha un forte legame con Roma, dove vive e lavora. Docente di scienze naturali e sceneggiatore, Piero Travaglini ha vinto il Premio Solinas ed il Premio Cinema Democratico di scrittura cinematografica, oltre al Premio Tronto di poesia. Da poche settimane è uscito il suo primo romanzo, "Il metrò del piccione", per la casa editrice Manni. Ce ne ha parlato in esclusiva per i lettori dell'Osservatore.

Qual è la storia alla base de "Il metrò del piccione"?
Il libro racconta la storia di Moreno, studente di chimica, che un "bel" giorno assiste al suicidio di uno sconosciuto. In contemporanea s'imbatte in un curioso piccione, ed inoltre comincia a nutrire seri dubbi sulla fedeltà della sua ragazza. Ma quel suicidio lo ha sconvolto, il piccione lo ha sorpreso, e la ragazza è causa d'un profondo smarrimento. Così vorrà indagare, scoprire, conoscere. Sia i motivi di quel gesto estremo, sia la natura di quel perspicace piccione, sia le ragioni sentimentali che lo fanno disperare. ma la ricerca della verità può risultare fatale. Aggiungo pure che si tratta in un certo senso di una storia postmoderna.

Cosa intende per storia postmoderna, per romanzo postmoderno?
Un romanzo nel quale i comportamenti ed atteggiamenti dei protagonisti sono più legati al passato, ad un modo di riflettere sulle cose meno automatizzato, svincolati da Internet per intenderci. Oggi si viaggia a mille, Moreno invece è tutto l'opposto.

Come le è venuta l'idea di un dramma esistenziale, quasi un giallo psicologico legato ai comportamenti di un piccione, un animale? Oltretutto un pennuto che viaggia in metrò?
Un giorno mi sono imbattuto, fuori da una stazione del metrò a Roma, con un piccione che mi pareva volesse entrare. Mi sono detto: vuole salire sul metrò? andare in un'altra zona di Roma utilizzando un mezzo pubblico fatto per gli uomini? è così furbo? Così è nato Piccio. Successivamente ho letto che a Londra, nella metropolitana di Londra, ci sono piccioni che fanno proprio questo. Si posano sui vagoni e scendono alle fermate dopo. Onestamente non me lo aspettavo. Ma Piccio li ha anticipati!

I personaggi in letteratura possono nascere da esigenze poetiche, da opportunità narrative, da scelte ideologiche. Oppure riassumere ricordi. Nel suo caso perché Piccio, perché proprio un piccione?
Ho ritenuto che per raccontare una vicenda strettamente connessa ai comportamenti umani fosse interessante confrontarla con atteggiamenti non umani, originari, incorrotti, insomma paragonarli ad un'immagine consolidata ma insignificante per la quasi totalità delle persone. Una specie animale negletta, perfino disprezzata. Però fuori dal tempo. Piccio ha reso possibile tutto questo.

Nel libro la storia sentimentale tra Moreno e Stella, come lo svolgersi dei rapporti tra Moreno e Piccio, sono mediati dalla presenza di Lavoisier, il celebre chimico ghigliottinato durante la rivoluzione francese. Perchè è ricorso ad una figura tanto insolita?
Lavoisier rappresenta per Moreno il prototipo del genio scientifico, ed essendo egli affascinato dalla chimica ne fa di lui un mito. Come dice lo studioso Tamil Coomaraswamy: «il mito è la migliore approssimazione alla verità assoluta esprimibile con parole».

Moreno ad un certo punto teorizza la nascita dei sentimenti. Lei crede davvero che ci sia stato, nel corso dell'evoluzione umana, un momento esatto in cui sono sorti i sentimenti?
A mio avviso la maturazione dell'intelletto in chiave sentimentale ebbe un'accelerata quando i nostri progenitori delle caverne cambiarono il modo di accoppiarsi. A quel punto nacque l'amore come lo conosciamo oggi. Da questo origina il paradosso di Moreno, che non può accettare che Stella si volti nell'amplesso. A ben guardare, e mettendoci un po' di fantasia, anche Stella per certi versi è un personaggio postmoderno, ah,ah... (ride, ndr)

Per tornare al suo piccione, personaggio piuttosto raro nella narrativa, a quali modelli si è rifatto?
Non esistono modelli sul tema a cui far riferimento. Mi sarebbe stato molto utile ma non ne ho trovati. Penso che questo sia il primo romanzo in cui compare un uccello.

Non dimentica "Il gabbiano Jonathan Livingston"?
Con tutto il rispetto per il fortunatissimo libro di Bach, mi sento di precisare che si tratta di un racconto lungo, e la differenza non è da poco. Inoltre il gabbiano dello scrittore statunitense non è mai protagonista, ovvero non compie l'azione decisiva come invece fa Piccio al culmine del dramma. No, penso che questo sia il primo caso. Ma sono pronto a fare ammenda se troverò un libro che mi smentisce.

Si può scrivere un romanzo per necessità economica, per dare uno stile alla propria vita o per raccontare un'esistenza. Lei perché lo ha fatto?
Illudendomi, volevo tentare di realizzare un'opera di poesia.

C'è riuscito?
Non lo so, lo diranno i lettori.