Pietro Mita, Rosso Novecento

06-03-2008

Una Puglia tinta di rosso '900, di Vito Antonio Leuzzi

Uno sguardo d’insieme alla storia pugliese del XX secolo, attraverso i movimenti politico-sociali e le culture d’opposizione, costituisce il filo conduttore di un recente studio di Pietro Mita, Rosso Novecento. La Puglia dai cafoni ai no-global.
Squarci originali e talvolta inediti del primo e del secondo dopoguerra ci sono offerti da una narrazione molto chiara e lineare, che evidenzia i difficili percorsi ed il processo di emancipazione del proletariato contadino ed operaio dalla Capitanata al Salento. Si narrano, nel volume, «gli eccidi cronici» nel corso dei primi scioperi dell’età giolittiana, le violente repressioni del fascismo, la dura reazione della polizia di Scelba, i movimenti popolari degli anni Cinquanta e le lotte operaie delle grandi aree industriali di Brindisi e Taranto negli anni Sessanta e Settanta.
Mita si avvale di diverse fonti documentarie e recupera testimonianze scritte ed orali di figure significative di leghe e camere del lavoro, ma anche di «sindaci proletari», che hanno caratterizzato la vita politica regionale dopo la liberazione e negli anni della ricostruzione.
Emblematica, sotto questo profilo, la storia di vita di Cesare Teofilato, un poeta libertario, sindaco della prima amministrazione democratica di Francavilla Fontana dal 1944 al 1946, noto per la sua integrità morale, accusato ingiustamente da una destra «faziosa» che gli mosse delle accuse di cattiva gestione della cosa pubblica, rivelatesi, poi, totalmente prive di fondamento. Caratteri comuni a quella di Teofilato è la vicenda di un bracciante povero di Ceglie Messapica, Rocco Spina, noto oppositore della dittatura, chiamato a guidare la prima amministrazione democratica del suo paese all’indomani della caduta del fascismo.
Al centro di questa attenta e interessante ricerca, i quadri dei partiti di sinistra (Pci e Psi) della CGIL, chiamati a svolgere un ruolo di primo piano anche nella gestione dei comuni democratici. Spiccano, tra le altre, le figure di Carmine Cannelonga, dirigente della CGIL, vicesindaco integerrimo per diversi anni di San Severo, e Peppino Papa, un ex guardiano di tacchini originario di un piccolo centro dell’Appennino Dauno. Quest’ultimo, sulla spinta del voto popolare venne eletto per due volte consecutive, negli anni Cinquanta, primo cittadino di Lucera, una delle città più colte della Puglia, ricoprendo anche la carica di consigliere regionale della Puglia.
In questo libro si dilata l’indagine al 1968 e al decennio successivo, un periodo denso di trasformazioni, caratterizzato dalla presenza accanto alla classe operaia del movimento studentesco, che fu protagonista di rilevanti lotte sociali e di battaglie civili in grandi e piccoli centri di tutta la regione.
Le riflessioni dell’autore, che toccano anche le questioni relative all’odierna crisi della politica, si concentrano sui danni dell’industrializzazione ed in particolare sulle lotte per la difesa dell’ambiente, contro il nucleare, le centrali a carbone e, in questi ultimi anni, contro il rigassificatore.
Nel Novecento , in questo secolo controverso, sostiene giustamente Mita, «la politica ha svolto un ruolo di primo piano, come mai era accaduto nei secoli precedenti e forte è stato l’ancoraggio ai temi sociali, alle condizioni materiali di milioni di esseri umani».