Raffaele Crovi, Diario del Sud

01-04-2005

Crovi e l'itinerario esistenziale del Meridione, di Nicola Vacca



Raffaele Crovi è tra i più importanti scrittori italiani del secondo Novecento. Poeta e romanziere, si è imposto, con alcuni libri, sulla scena letteraria lasciando tracce importanti con cui confrontarsi per capire le tendenze e le problematiche del mondo culturale italiano.
Intellettuale, scrittore, ma soprattutto maestro del lavoro editoriale (da non dimenticare l’esperienza felice di Camunia e l’attuale avventura di Aragno), nella sua opera non ha mai abbandonato una riflessione attenta ai problemi contingenti della contemporaneità.
Tra le passioni di Crovi, scrittore e uomo, c’è quella del Sud. Nei suoi interventi critici, ma soprattutto nella sua attività di critico letterario, Raffaele Crovi ha sempre dimostrato di avere un grande debole sentimentale per gli usi e i costumi del Meridione d’Italia.
Per documentare questo grande amore l’autore de La valle dei cavalieri ha dato alle stampe un volume su un cinquantennio di attività pubblicistica in cui raccoglie saggi, note critiche, interviste, poesie, itinerari su libri, luoghi, persone e cibi delle regioni meridionali della penisola.
Diario del Sud (Manni Editori, pp. 300, euro 15) è un viaggio, per approcci critici, nelle tradizioni e nelle culture mediterranee. Da critico puntuale, Crovi analizza i rapporti tra il Meridione e la letteratura, mettendo in risalto «i caratteri etnici della civiltà all’interno della quale (o in opposizione alla quale) i narratori meridionali sviluppano la loro educazione intellettuale e sentimentale - così come (per non parlare dei dati di geografia fisica, di geografia politica e di geografia economica che caratterizzano l’ambiente in cui vivono) la realtà strutturale che la loro coscienza politica assume e trasforma - in quanto caratteri di una zona depressa, sono assai particolari». Così l’autore, nel richiamare l’attenzione sulle opere di Rocco Scotellaro, Giuseppe Bonaviri e Ignazio Silone, parla di una narrativa meridionalistica che agisce in genere contemporaneamente al processo di sviluppo della società meridionale, tenendo conto della cultura storico-politica che lo ha legittimato.
Nelle pagine dedicate a Ignazio Silone, scrittore di utopia, e alla sua opera, Crovi parla di romanzo dall’alto valore documentario ispirato da una denuncia circostanziata e soprattutto mosso da nobile passione ideologica.
L’autore elabora un itinerario esistenziale, esplora in un viaggio intellettuale, orchestrato tra letteratura e autobiografia, i territori letterari e geografici del Meridione, terra di pensiero e di grandi uomini che hanno scritto pagine memorabili sulla meridionalità.
Non rinunciando mai alla forma del racconto diaristico, Crovi si avventura nel mondo dei poeti di Puglia ricordando tre grandi maestri della poesia del secondo novecento che in quella terra ebbero i natali. Vittorio Bodini, Raffaele Carrieri, e Vittore Fiore rappresentano tre grandi esempi del mondo lirico pugliese che hanno fatto grande la poesia italiana.
L’innamoramento di Crovi per il pensiero meridionalista è intenso fino a scavare le ragioni più intime della sua stessa opera. Scrivendo questo libro, che potremmo definire intimo e personale, l’autore ha deciso di rendere omaggio a questo grande amore per il Sud. Incontri con scrittori, poeti, narratori abruzzesi, molisani, pugliesi, campani siciliani e sardi, compongono la vasta geografia intellettuale del libro. Crovi con particolare interesse parla di poeti come Lino Angiuli, Alfonso Gatto, Albino Pierro e Leonardo Sinisgalli. Tra i romanzieri entra davvero nello specifico analizzando con grande passione la figura e l’opera di Michele Prisco, Leonardo Sciascia,Ennio Flaiano, Corrado Alvaro, Ignazio Silone, Saverio Strati, Raffaele Nigro, Elio Vittorini e Vitaliano Brancati.
Nel suo Diario Crovi non si limita soltanto a esternare i sentimenti di una forte passione intellettuale. Ma nel suo viaggio all’interno della cultura meridionale individua il problema chiave della società meridionale oggi: quello del completamento dell’integrazione nazionale, quello dell’eliminazione del divario tra Nord e Sud. Compito della narrativa meridionalistica sarebbe quello di descrivere lo stato attuale del “pianeta Meridione”.
I testi che Raffaele Crovi raccoglie in questo importante diario di viaggio sulla realtà concreta della cultura meridionalista, oltre a segnare il profilo di una meditazione sull’argomento lunga un cinquantennio, finiscono per rappresentare un approfondito strumento di riflessione utile e ridefinire i confini di un grande patrimonio culturale. Ha ragione Vincenzo Guarracino quando, nella prefazione, parla di questo libro di Crovi come di un viaggio nel costume, nella cultura del Sud, nei libri che li rappresentano e ne costituiscono i sintomi dei profondi processi di trasformazione in atto. «Crovi decifra e progressivamente evidenzia, non solo e non tanto differenze e somiglianze tra diverse comunità regionali, ma soprattutto il carattere di laboratorio di un nuovo modo di essere italiani, ancorati al passato ma anche attenti al presente, per positivo o negativo che sia, attaccati alla terra e alle tradizioni contadine ma al tempo stesso curiosi verso il nuovo, inquieti eppure come altri estrosamente disponibile alla tolleranza, all’etica della convivenza».
Il libro di Raffaele Crovi è uno straordinario viaggio antropologico che, in tempi di devolution, invita a riflettere sull’importanza di una tradizione culturale come quella del Sud, che custodisce i valori di una civiltà antica ma allo stesso tempo moderna.