L'opera prima di Renato Quaranta, di Vincenzo Palmisano
Una mamma, un figlio, due amici del figlio e Nanni Moretti. La mamma è la sinistra italiana, il figlio è Renato Quaranta, i due amici sono Saverio e Nino, Moretti è il regista che tutti conoscono.
Sono questi i personaggi dell’opera prima dell’ostunese Renato Quaranta, manager della comunicazione di un grande gruppo industriale, ideatore di una pubblicità nuova che è su tutti i giornali e scrittore satirico puntuto e graffiante, tanto bravo da meritare gli elogi del prof. Bartolo Anglani, critico severo ed esigente.
Il libro Il bello della sinistra. Dai girotondi alla rivoluzione in franchising, Manni Editore Lecce, sotto forma di diario-epistolario-pamphlet, affronta il tema della sinistra nel nostro Paese, vista da uno che è sempre stato di sinistra e, proprio per questo, volendola migliore di come è stata ed è, sente il bisogno di rimproverarla e di criticarla, mettendo in evidenza gli errori da lei commessi.
Ai due amici l’autore scrive, chiede lumi e con loro si confida e discute. Scrive anche al regista, proprietario e gestore del famoso Cinema Sacher in largo Asciaghi 1 a Roma, e lo invita ed incita ad aprire tanti altri Sacher in tutta Italia, convinto com’è che solo la diffusione della cultura, non solo cinematografica, su vasta scala e una nuova e sana politica possono far crescere la nostra società, bombardata e incretinita dalla TV.
Il bello della sinistra è un libro che, per il contenuto e lo stile, attrae, trattiene e conquista il lettore.
L’ironi e l’autoironia lo percorrono da cima a fondo. Un libro contro, non solo contro Berlusconi, ma anche contro la prepotenza, la violenza, l’intolleranza, contro l’ingiustizia, il razzismo, il fondamentalismo terroristico, contro le guerre. Tutte le guerre. Anche quelle cosiddette giuste e sante, contro il “giogo letale della televisione”.
«Spegnete la televisione, vi scongiuro – scrive l’autore a pag 41 – Ragazzi, uscite fuori dalle case. Socializzate (…) Bella schifezza la televisione».
Ma cos’è per Renato Quaranta il bello della sinistra?
«Eccolo il bello della sinistra: sta in Nanni Moretti, sta nella passione ideale, sta nella volontà di vivere meglio senza togliere all’altro, sta nella valorizzazione del singolo senza prevaricare la collettività. Sta nei valori condivisi, sta nei risultati concreti, nella vitalità, nell’efficienza. Sta nella libertà d’impresa e nella competizione ad armi pari. Sta nell’apertura mentale, nella solidarietà, nella capacità di dare spazio all’altro, di accoglierlo come amico e non come intruso. Sta nella cultura, nell’arte, nei film, nelle canzoni, nei libri. Ma sta anche nella profonda leggerezza della poesia, nella sua assoluta incapacità di produrre reddito e perciò nella doverosa necessità di difenderla ad oltranza (…)».
Se la sinistra è questa, chi ha paura della sinistra?
In un’email del 26 marzo 2003, l’autore scrive: «Caro Nino, leviamoci dalla testa di voler cambiare (…) Non siamo in grado di cambiare noi stessi, figuriamoci il mondo. Ma poi, caro amico, il mondo non è forse il risultato di tanti singoli? (…) Il mondo è così perchè noi siamo così. Altro che. Lo so che fa schifo, ma perchè siamo noi che, diciamoci la verità, facciamo schifo».
Sono parole dure, impietose, ma sacrosante, sulle quali tutti gli uomini, senza distinzioni politiche, di razza o di religione, dovrebbero meditare.
Oltre a tutto questo, c’è altro nel libro.
Molto belle sono le pagine in cui l’autore parla del suo impegno di lavoro e del suo quotidiano pendolarismo. Qui Renato Quaranta smette di essere scontento, incazzato, polemico e ossessivo, e guarda i paesaggi e il cielo di Puglia con l’anima estasiata di un poeta.