Le ricchezze interiori, di Enza Conti
La raccolta di poesie, racchiuse sotto il titolo Gli occhi sul tempo, raggruppa le liriche di due autori: Gianni Rescigno e Menotti Lerro. Il volume volutamente mette a confronto due poeti con esperienze diverse, solo perché è diversa la loro data anagrafica, in quanto sia l’uno che l’altro hanno come scopo fondamentale contribuire a rendere viva la poesia, perché come la definì Francesco De Sanctis “è quella forza che consente alla ragione di diventare musica”, in questo caso è la musica che nasce nel cuore di chi guarda con gli occhi dell’anima e la trasforma in contemplazione. Il volume, che nelle prime pagine ha due interventi critici a firma di Giorgio Bàrberi Squarotti e Walter Mauro, porta a riflettere sul vero significato della poesia e sulla funzione della parola, perché alla parola poetica va il merito di tenere in vita la libertà di pensiero e trasmettere le ricchezze interiori, mettendo in atteggiamento di ascolto l’animo umano che scinde l’apparenza dalla realtà, i sentimenti dall’ipocrisia di un “mondo che va troppo di corsa”.
Scrive Bàrbri Squarotti: “Gli occhi sul tempo, compendia in modo molto efficace l’itinerario di un’esperienza di scrittura poetica durata anni ed anni, per arrivare a offrire ora la gioia sicura della bellezza e della verità della vita”. Cioè quel poeta nomade che non si ferma alle apparenze ma continua la sua ricerca, un poeta-filosofo che va alla conquista della verità, in senso ontologico del significato. Ma dove arrivano allora i Poeti? A questa domanda troviamo la risposta in una lirica di Rescigno: “Le parole dei poeti sono sempre andate / col vento a nidificare sogni tra le rocce”, i sogni, il ricordo di luoghi e di persone care, ma anche la morte non vista come nichilismo dell’essere, ma come mistero e non fuori dai sentimenti, perché “ce la portiamo dentro, nascosta / come l’eterno sognare della vita”. Nei versi di Rescigno sono particolarmente evidenti i riferimenti realistici, che vanno ad interagire con ciò che solo il pensiero riesce a razionalizzare, in quanto c’è la necessità di instaurare un rapporto con il lettore, un dialogo aperto. In un susseguirsi di immagini, sempre presente appare la realtà. Infatti scrive Walter Mauro: “I profumi, le stagioni, le storie già scritte, i desideri, gli slanci: tutto questo vive e trasuda un processo metamorfico che recupera l’uomo nell’intera e integra sua dimensione interiore”. Siamo dinnanzi ad una raccolta di elevato contenuto impreziosito da uno stile che ci porta al vero significato del “fare poesia”.
Ma che dire del giovane poeta Menotti Lerro, sicuramente possiamo affermare che le due raccolte non cozzano tra loro, in quanto entrambi gli autori seppur in modo molto personale sono “due modulazioni più che mai valide per recuperare alla parola la sua forza univoca, la sua totalizzante esigenza di essere”.