Una liquida peculiarità, di Mario Fresa
La poesia deve porsi come una forma di indagine obiettiva e necessaria, in cui l'estremo gioco dell'analisi del mondo va sottratto a qualsiasi incombenza, o resistenza, di natura egoistica o sentimentale. Roberto Maggiani è un poeta che vive e che trasmette con assoluta convinzione tale acuta necessità: Cielo indiviso è una raccolta di trasparente, alta, esatta oggettività che non conosce sospensioni o tentazioni individualistiche, ma che vibra interamente nella direzione di uno sguardo superiore, capace di trasformare lo spazio e il tempo in elementi di indefinibile fragilità, al di là dei quali il poeta cerca, ansiosamente, remote e nuove dimensioni, ricche di inconosciuti enigmi pronti all'improvvisa soluzione e, contemporaneamente, alla crudele, incalcolata privazione di ciò che si è mostrato.
Nel voler individuare un arché primordiale - forse un motore primo, un essere che valga tutti gli esseri - Maggiani indica l'elemento acquatico come principio e culmine della materia della vita (con un'impostazione di pensiero non immemore di uno spirito autenticamente taletiano); ponendo il mare come centro propulsore delle sue visioni e delle sue riflessioni.
Si tratta, però, di un mare che nasconde anche, e soprattutto, segreti e sotterranei segnali di allegoria: esso indica il senso stesso del divenire, e del fluire, e del con-fluire dei suoni e dei colori e di tutti i movimenti dei quali è composta la nostra vita. Un mare, dunque, che rispecchia il medesimo andare-verso-il-tutto dell'esistenza: esso mostra, simbolicamente, la nervosa ciclicità di tutte le forme vitali. L'acqua, ci ricorda Maggiani, comprende davvero tutto (poiché la vita medesima si fonda, principalmente, proprio su di essa); ma questo tutto, invero, è anche lo spettro del nulla, giacché il fluire dell'esistere è assoggettato sempre al giogo speculare dell'arricchimento e della perdita, alla necessità del vuoto e del pieno, della mancanza e della presenza, della notte e del giorno.
Così, la verticale trasparenza dei versi di Maggiani si pone come l'immediata traduzione di una liquida peculiarità che tocca e preme tutte le forme dell' esistenza: e cioè l'alternarsi e il sovrapporsi inarrestabile di due vertici estremi, ciclicamente infiniti (la piena risacca e un'azzerata e secca aridità; l'albeggiare e il tramontare; l'acuto salire e il buio precipitare).
Una poesia, quella di Roberto Maggiani, pervasa da una circolarità franca e luminosa, affettuosamente indivisa dal corso naturale degli eventi, anzi immersa, annegata in esso, con un'amorosa, dolce, disinteressata passività, nella prospettiva di un viaggio continuo e imprevidibile, il cui movimento distribuisce, solo per grazia e solo per qualche istante, l'ondoso espandersi e ritrarsi di scardinanti epifanie, gonfie di doni inattesi e di oscillanti, misteriose rivelazioni.
Propongo una poesia, intitolata Onde, tratta da questa raccolta:
I
Ho allontanato illusori pensieri
ed eluso onde imbroglione -
non mi solevano trascinare.
II
Immobili avanzavano
dal lontano silenzio del mare
liquide forme orizzontali
striate di splendori
esplodono in schiuma -
muraglie di fuoco
cavalcate dal sole
accavallate dal vento.
III
Draghi con diademi sui loro mantelli.