La passione che rode, di Maria Giovanna Zini
Ci si potrebbe chiedere il motivo per cui viene pubblicato un volume edito nel 1986 da Editori Riuniti con il titolo La lotta mentale. Si potrebbe intendere la raccolta di saggi di Romano Luperini come un omaggio a quello che fu un collega negli anni di insegnamento a Siena, nonché un interlocutore, un amico, con il quale non sempre c’era condivisione di posizioni. Ma la novità di questo volume consiste nell’aggiunta, rispetto all’edizione del 1986, di tre saggi, e nel titolo, Il futuro di Fortini. Titolo che fa pensare a chi porterà avanti nel tempo il pensiero e le posizioni di Fortini. Se i destinatari di Fortini sono coloro che “una passione muove o rode non troppo diversa da quella dell’autore”, a chi può interessare oggi il punto di vista di un intellettuale della sinistra italiana, morto ormai da più di dieci anni, uno degli ultimi esempi di intellettuali completi, capaci di scrivere poesia come prosa, di svolgere critica letteraria, di occupare una posizione preminente nell’opinione pubblica e nella cultura italiana?
La risposta si trova nei saggi raccolti in venticinque anni e più da Romano Luperini, dove emerge un profilo chiaro e completo di Fortini. Nell’analisi luperiniana di Fortini poeta, critico culturale e sociale, ne esce anche un ritratto della personalità umana: la caparbietà, la provocatorietà, il rigore morale e intellettuale, il permanente bisogno di verifica del presente. Il “futuro di Fortini” sta nella comprensione dei suoi scritti più recenti, quelli apparsi sul “Corriere della Sera”, dove scrisse a partire dalla seconda metà degli anni settanta.
Nel saggio luperiniano Fra Calvino e Pasolini. I giovani, la memoria, l’oblio, il delitto del Circeo del 1975 diventa lo spunto per la discussione sociologica e morale tra le voci più autorevoli del panorama italiano di quegli anni. Fortini interviene nel dibattito rivolgendosi in modo particolare ai giovani, ammonendoli a non dimenticare, perché “l’oblio è uno dei più spietati strumenti di potere”. E vi contrappone la memoria, che altro non è che giudizio storico, ovvero capire quello che si ha davanti, non solo quello che sta alle spalle.
Questo messaggio di extrema ratio di un intellettuale tra i più provocatori – e per questo più incompreso e isolato – del secondo Novecento italiano vale ancora oggi, forse ancor più oggi, nell’epoca del trionfo del privato e dello sfrenato edonismo consumistico. Per questo l’omaggio di Luperini a Fortini è un rinnovato invito ai giovani – e a chiunque senta l’esigenza di verifica della storia – a prendere posizione e a contrastare l’inerzia del presente.