Romano-Marinazzo, Puglia in declino?

16-03-2005

Puglia. La ricetta antideclino di due irriducibili, di Franco Botta

La metafora del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto consente di individuare con facilità gli ottimisti e i pessimisti. Ma non serve a nulla con gli irriducibili, con quelli cioè che non si lasciano mai scoraggiare dai fatti e dalla sorte avversa. Anche di fronte ad un bicchiere che contiene solo un fondo, questi non rinunceranno a vederlo o ad immaginarlo colmo. Irriducibili sono i contadini che, malgrado le costanti delusioni, anno dopo anno, continuano a piantare alberi e piante, irriducibili sono tutti coloro che - alla fine di una giornata faticosa e deludente e nonostante le tante avversità - continuano a pensare - come la protagonista di Via col vento Rossella O'Hara - che domani è un altro giorno e che perciò tutto sarà di nuovo possibile. Aldo Romano soprattutto, ma anche Mario Marinazzo, gli autori di un volume edito da Manni, Puglia in declino?, sono certamente collocabili a pieno titolo in questo gruppo che comprende anche i santi e gli esploratori. Conoscono infatti entrambi bene la situazione pugliese e, nel loro libro, non nascondono nessuno dei dati che portano tanti a parlare di declino della regione e tuttavia pensano che su questo ci si debba ancora interrogare.
Propongono quindi una riflessione sui temi dello sviluppo in Puglia che non si fondi sui saperi disciplinari, ma sulla prospettiva delle cose che occorre fare per superare le attuali difficoltà. I due autori sostengono - in modo esplicito - che conviene tralasciare le analisi e concentrare invece l'attenzione sulla costruzione di una visione collettiva delle cose da fare e sui modi con cui realizzarle. Dalle difficoltà si può uscire poiché vi sono alternative al declino, ma queste non dipendono da Roma o da Bruxelles ma dai pugliesi, dalle loro scelte. Chiedono in definitiva un impegno per una trasformazione strutturale del istema produttivo verso attività a maggiore intensità di conoscenze, verso i settori che sono in crescita nel mondo. A loro avviso la Puglia appare in crisi a quanti si rivelano incapaci di interpretare le radici profonde della perdita di competitività in atto, mentre appare invece in ripresa a coloro che sanno immaginare e "intraprendere itimerari di cambiamento effettivo".
In quest'ordine di idee provano a sollevare una serie d'interrogativi e a rilevare i molti errori fatti in passato. In particolare ricordiamo che molto spesso il cosa fare (per esempio, l'area industriale) ha avuto la meglio sul come fare (per esempio, il far sì che l'area industriale attraesse localizzazioni d'imprese). Per Romano e Marinazzo in Puglia "è prevalsa storicamente l'illusione di poter anticipare lo sviluppo attraverso le sue manifestazioni più esteriori - edifici, infrastrutture tecnologiche, organici dedicati (in definitiva, costi fissi di gestione) - piuttosto che fare lo sviluppo promuovendone ed attivandone i fattori determinanti". Le imprese, in particolare, devono dedicare grande attenzione alla catena del vaòlore, una cosa che richiede un uso massiccio delle nuove tecnologie, da quelle elettroniche a quelle informatiche. Il declino della nostra regione dipende dal fatto che non si riesce a capire che dobbiamo puntare ad un riposizionamento, ad avere un'economia modulata dal cambiamento tecnologico, capace di processi continui d'investimento in conoscenze, valori, persone, beni e servizi. Una cosa questa che sarà possibile, se la Regione avrà una visione strategica del futuro, se capirà che la conoscenza deve diventare ormai la fonte primaria della competitività pugliese. L'analisi svolta dai due autori non è priva di suggestioni, ma con gli irriducibili è difficile avviare discussioni, soprattutto quando, come in questo caso, non si può dire che questi non conoscano le difficoltà dalla situazione. Si può tuttavia ricordare ai nostri autori che, quando si affrontano temi così impegnativi, appare prudente non privarsi delle analisi di altri specialisti: queste possono rivelarsi utili per dare spessore alle strategie che si vogliono perseguire, consentono inoltre di verificare a priori le ipotesi e punti di vista che si intendono proporre. Il non averlo fatto produce, in moilti casi, ragionamenti generici e che possono valere tanto per la Puglia che per le altre regioni italiane. Su molte delle questioni importanti il libro consente di avere una base utile per avviare una discussione serrata: tra il dire e il fare lo spazio non è mai piccolo.


 


il testo
Spostare l'attenzione dalla gara all'equipaggio


Come si compete in contesti incerti e turbolenti? Immaginiamo di assistere da terra ad una gata velica. Da spettatori, abbiamo davanti ai nostri occhi lo specchio di gare, contrassegnato dalle boe di virata, delimitato da schiere di imbarcazioni di servizio o di spettatori; percepiamo le condizioni del mare e la direzione e l'intensità del vento; assistiamo all'addensarsi delle barche in competizione in prossimità della linea di partenza; una volta avviata la gara, assistiamo alle dinamiche che vedono prevalere ora l'una ora l'altra imbarcazione, fino alla conclusione ed al risultato finale. Della gara cogliamo moltissimi aspetti culturali: condizione del mare e dei venti; campo di gare; barche in gara e loro caratteristiche di dimensioni ed invelature; etc. ...
Immaginiamo ora di vivere la stessa gara velica, ma non più da terra, bensì da bordo di una delle barche in gara. Cogliamo gli stessi aspetti strutturali che si offrono allo spettatore da terra: aspetti che per noi però sono solo parte di uno scenario, perché la nostra attenzione è polarizzata sui processi che a bordo si accavallano e si intrecciano durante la dinamica della gara, e che vedono come attori fondamentali i membri dell'equipaggio della barca che ci ospita. Assorbono la nostra attenzione le manovre pro-attive che vengono messe in atto per guadagnare condizioni di miglior favore alla partenza; le manovre difensive da tentativi di altri concorrenti che aspirano alle stesse condizioni di partenze sulle quali la nostra barca si è attestata. Valutiamo la destrezza dell'equipaggio nel compiere le manovre richieste con un misto di forza, agilità ed armonia. Apprezziamo la sapienza di chi è alla guida dell'imbarcazione quando abbandona una traiettoria di gara frequentata dai più, per guadagnare uno specchio d'acqua dove venti più favorevoli - da lui percepiti prima che da altri concorrenti - lo avvantaggeranno in fasi successive di gara.
In altri e sintetici termini, mentre da terra ci limitiamo alla percezione ed all'analisi dei dati di struttura della gara, da bordo partiamo dai dati di struttura, per poi focalizzarsi prioritariamente sui processi che si determinano per primeggiare nella gara. [...]
Ebbene, la guida politica di cui la nostra Regione ha bisogno è quella che "si insedia a bordo", percependo ed interpretando i dati della competizione, e governando di conseguenza i processi che conducono a primeggiare. per la nuova guida della nostra Regione le analisi strutturali e le osservazioni congiunturali contano poco, se non sono collegate a monte con le strategie di cambiamento ed i processi in corso, ed a valle con le decisioni di revisione dinamica dei processi da attivare, e di quelli da abbandonare o da mettere in secondo piano.
Come l'osservatore da terra, il governo "vecchia maniera" - interessato a spendere risorse per un generico sviluppo, più che a individuare e guidare lo sviluppo desiderato - si accontenta dell'analisi delle strutture politiche, economiche e sociali più stabili e durature nel tempo, e sulle spiegazioni possibili dei rapporti tra le strutture ed il corso dell'economia regionale: analisi scontate per
interventi scontati, dove la genericità delle analisi e delle proposte è utile se quello che interessa è la dispersione degli obiettivi e degli interventi.
Invece, come chi entra nel merito dei comportamenti dell'equipaggio, il governo "nuova maniera" - interessato a guidare lo sviluppo desiderato attraverso una nuova attenzione ai processi di formazione e gestione delle politiche - coglie le dinamiche serrate dei comportamenti e delle decisioni di quanti sono coinvolti nelle dinamiche dei mercati e della competizione globale.