Il piccolo mondo di Rosalba Conserva spazzato via dal boom, di Claudia Rocco
Un mondo in estinzione, quello descritto dalla penna morbida e piana di Rosalba Conserva in Casa Bàrnaba. Lo si percepisce subito, dallo sguardo del ricordo dei fratellini Raguso, Irene e Guido. Figli di Peppina Bàrnaba, e del "moderno" Signor Raguso, vivono ormai a Brindisi, ma ogni estate vanno a Gròttola, o meglio sulla strada per Brindisi. E' lì che sorge Casa Bàrnaba, con i suoi personaggi unici, un coro di vite che si fonde con i ritmi dettati ancora dalla natura. Il tempo si dilata -"le giornate a Gròttola durano di più" - e di sera c'è chi preferisce storie di Adele Bàrnaba al cinematografo. Un mondo chiuso, legato alle tradizioni, dal cibo ai funerali con gli orfani e le donne pagate per piangere. Un mondo piccolo, pieno di invidie, pettegolezzi, poche ambizioni spesso irrealizzabili. Un mondo solidale verso il più debole, ma sprezzante del diverso, sia che vesta i panni di un vicino del nord, sia dell'emancipazione. Un mondo che sarà spazzato via, con i suoi personaggi, dal boom economico e edilizio.
Inizierà il Costruttore Giacinto Grandolfo a comprare "i pezzi di terra lasciati agli occhi e ai pensieri inutili", per costrure palazzi di sette piani, tutti uguali. Ma la fine a Casa Bàrnaba la porterà il primogenito e il cugino emigrante: un grande macchinario nero, installato da operai del nord, che spazzerà via i ruderi del Vecchio Stabilimento vinicolo per uno nuovo, altamente meccanizzato, e poi, la casa. E' la fine di quel mondo dagli orizzonti molto stretti: il cancello sulla strada per Brindisi. E' il tempo che passa portando con sé i destini.