Rosemary Jadicicco, Frammenti di vetro

14-06-2005

Un'anima di vetro semplice e fragile, di Daniele Claudi


“Giotto disegna/la mia perfetta letizia,/nulla mi raggiunge,/vago lieve lieve/dentro una bolla/ di sapone trasparente/che il vento sospinge/senza meta né direzione”. Sono versi tratti da Frammenti di vetro (Piero Manni, pagg. 62, euro 8,00), libro dal dettato tenue e vaporoso, col quale la giornalista e pittrice Rosemary Jadicicco punta a una poesia evocativa di una condizione (intima oltre che naturale) di diafana e smemorata fragilità. Generalmente brevi, e in qualche caso privi del tutto di punteggiatura, i testi di questa raccolta fanno leva su una certa franchezza ritmica, che si esalta nella semplicità dei significati. Si tratta inoltre di “frammenti”, come appunto dice il titolo della raccolta, peraltro non inseriti in alcuna cornice, ma che nell’alveo di un discorso dal tono graziosamente colloquiale non rinunciano ad accennare a fatti di cronaca. È il caso del componimento intitolato Foibe; “Una negra fossa, un orrido/spalanca le sue profonde fauci/l’anima già non è più/col corpo martoriato”; e così accade in una poesia che reca l’annotazione “Nassiriya 12 nov. 2003”, dove nel quarto verso si osserva un’elegante impennata dello stile, con inversione dell’ordine naturale della frase: “Al nostro posto loro,/la colomba del bene/l’anima pura della nazione/pensato non ha per sé/ ogni sorriso ormai le appartiene”. Vocaboli desueti talvolta guizzano tra parole d’uso comune: “La Follia degli/ardimentosi slanci/rimuove/la polvere lunare/torna a librarsi/agile nell’aria/purificata/la celeste libertà”; nei versi di Text termini tecnici di lingua inglese, come ad esempio “software” e “click”, vengono invece adoperati in chiave giocosa.
“La poesia di Rosemary Jadicicco –sostiene Nicola Vacca nella prefazione alla raccolta– ha il coraggio di rivolgere il suo sguardo a pensieri di luce proponendo, controcorrente, una dichiarazione di poetica che prende ragionevolmente le distanze dalle mode effimere del nichilismo contemporaneo e dalle assenze di senso”.
In realtà, i testi di Frammenti di vetro ambiscono alla chiarezza espressiva della prosa, senza mai tradurre sulla pagina alcuna linea programmatica: l’opposizione a talune tendenze e voghe contemporanee è, semmai, del tutto implicita. Si ritratta, d’altra parte, di una versificazione giocata sul registro “privato” e, in qualche caso, spiritosa: “Un pero, un melo, un Riccardo:/è bello il mio giardino/profuma dell’incanto metafisico/di un sospiro/si adagia dolcemente/sui teneri pendii/delle spaziose e verdi/vallate odorose/Potrai mai credere che esiste davvero?”.