Le inquietudini di Marida, di Gerardo Trisoloino
Il giovanilismo è divenuto il filone d'oro dell'attuale editoria e cinematografia. Il romanzo generazionale spopola nelle librerie e nelle sale cinematografiche.
Scrittori, registi e attori sono divenuti oggetto di culto da parte delle teenager, veri e propri nuovi soggetti sociali ed economici.
Non faccio nomi né indico titoli, tanto sarebbero scontati.
Ma un autore potrebbe includerli tutti: Federico Moccia.
Si tratta essenzialmente di un fenomeno commerciale: si scrivono storie su misura, stavo per dire su commissione, per un certo target standardizzato.
Romanzi pensati e composti già come sceneggiature per il cinema. Di letterario hanno ben poco, se non quel tanto che serva a classificarli nel filone della scrittura generazionale. Opere che nulla aggiungono (o correggono) di quanto già sappiamo su quella turbolenta età che è l'adolescenza. Opere che ripetono luoghi comuni: il dejà vue dei turbamenti sentimentali di una generazione (quasi sempre di estrazione borghese) che sguazza negli agi del benessere economico e persino nei disagi del vuoto familiare.
Marida, la protagonista del romanzo di Rossella Cerniglia Adolescenza infinita (Manni, pp. 152, € 15,00), non appartiene alla stessa genia.
I suoi idoli sono i filosofi che si interrogano sull'essere e sull'esistere, sulla conoscenza, sulla Bellezza, sul Bene e sul Male.
Rossella Cerniglia (docente palermitana con precedenti esperienze letterarie) ci ha dato una prova assai impegnativa: un romanzo di formazione espresso in una scrittura densa e compatta, precisa e cristallina.
Marida viene seguita dagli studi liceali fino alla laurea in Estetica. Ma sono pochi gli eventi esterni che la coinvolgono. Il mondo della ragazza è tutto interiore: è un groviglio di interrogativi, è un labirinto di sogni.
Anche quando sentirà anche lei l'ebbrezza delle passioni sentimentali travolgenti (stranamente con i suoi professori di filosofia, quello liceale e quello universitario) ne rimarrà sempre delusa, perché insegue l'Assoluto, la Totalità, l'Eternità, l'Idealità.
I suoi rapporti con la realtà quotidiana sono ridotti a ben poco.
La risultante è un'esistenza votata alla solitudine, condannata all'incomunicabilità, declinata sulla percezione della morte di tutto: «Ogni cosa aveva dentro la sua sconfitta. Ogni cosa le appariva in un abbandono rassegnato, le creature piegate da una forza crudele, senza scampo assoggettate a un lento, inesorabile declino».