Rossella Cerniglia, Adolescenza infinita

01-07-2007
Scaffale di narrativa, di Giuseppe Amoroso

Il cielo rosso del giardino sembra l’«ultimo bagliore» della vita sul punto di finire, una tristezza che invade l’anima di Marida ricordandole la sua esistenza. Come il cielo anche il suo sguardo è «grigio, sconfitto». Troppo giovane, si aspetta tanto dal futuro, ma il mondo pare «una specie di suddito non obbediente ai suoi voleri». Il silenzio è un assedio, i rumori dell’esterno sono lontani, remoti. Con Adolescenza infinita (Manni, pp. 151, euro 15,00) Rossella Cerniglia costruisce un ritratto di adolescente che cresce in un cerchio di solitudine, senza interesse per le cose, intrappolata nel suo «vivere male ovunque», «incatenata a una scena» che non le appartiene e persa in un universo sotterraneo di uno scantinato, «custode di tutte le angosce». Prova anche l’amore perché desidera strappare un segreto alla vita ma si accorge che esistono solo «creature piegate da una forza crudele». Si salva con una «sbornia di dolore», però, è meteora «intrappolata nell’orbita sconosciuta» di un ragazzo che parla di filosofia e quindi nell’incantamento di un maturo intellettuale che scivola nel suo tempo consumato. E intanto la sua corsa le porta via da dentro la speranza.

Altri sogni si affacciano negli anni e trascinano la «giovinezza sepolta». Intorno, Palermo ha l’«apparenza di un immenso corpo malato». Qua e là, seduti ai tavolini dei caffè, signori dall’aria aristocratica sollevano lo guardo a un raggio di sole. Per Marida continua un «sonnambulesco interrogarsi senza fine». La attende l’inviolabile regno di una casa vuota mentre un effluvio di stanca primavera pervade di una «dolcezza amara» il tremito fuggevole dell’aria. Intimistico, chiaroscurale libro dello smarrito patrimonio della vita che semplicemente accade, Adolescenza infinita è un diario di attese: l’arrivo di eventi per mutare il corso della storia. Tutto però continua per un verso antico: e i giorni creano soltanto altre amarezze.