Sangu

01-03-2016

 Recensioni, di Giulio Papadia

 

Notte della Taranta, primitivo e orecchiette con le cime di rape? Se vi aspettate questo, non leggete Sangu – Racconti noir di Puglia, potreste rimanere sconvolti. Non è la Puglia da cartolina quella che gli autori ci sbattono in faccia, qui non troverete profumi, sapori e paesaggi suggestivi. Se invece quello che state cercando è una full immersion negli anfratti più oscuri dell’animo umano, con coloriture linguistiche fenomenali e con un’aggiunta di recrudescenze trash e gore, di aspetti quasi stomachevoli, troverete una raccolta che vi sazierà. I dieci autori sono nomi noti e meno noti di una terra ricca culturalmente e vitale dal punto di vista letterario. Il comune denominatore delle dieci storie è l’utilizzo, con alterne fortune e con diversa intensità, dei vari dialetti pugliesi. Degni di nota sono i risultati ottenuti da Di Monopoli, Manni e D’Amicis, che usa nel suo Ammazzare i morti un originalissimo impasto di pugliese e albanese. Più sfumato l’utilizzo in Argentina e Romano, i due che toccano l’apice del pulp, decisamente brillante il lavoro di Verrengia. I due racconti meno riusciti forse sono quelli di Calò e della Liguori, troppo soft rispetto agli altri. Se da un lato perdono di vista la storia, insistono però su una sperimentazione di livello in campo stilistico. Insomma, con una regione splendida sullo sfondo, background culturali diversi ed esperienze lontane tra loro si incontrano, mentre una chiazza rossa si allarga, a lordare la terra di Puglia.

Una ragazza è stata ritrovata cadavere nel bosco di Cimino e le indagini sono state affidate ad agenti molto particolari… A Grottaglie scompare una giovane madre, moglie del ristoratore Filippo Tuzzo, e il caso viene ripreso dai media nazionali… Chicco Micchi e Bacco Numucco gestiscono un minimarket, spennano i clienti e hanno una misteriosa stanza che chiamano Dolores e che sembra contenere un atroce mistero… Un immigrato albanese trapiantato in Puglia lavora per un “istituto di vigilanza” a Strada Cucchiara, dove protegge solo le case di chi ha pagato il pizzo… L’ispettore Cognac conosce il dramma del caporalato e della prostituzione, ma le catene dell’omertà lo bloccano… Zà ‘Ghitecchia, in passato un gran pezzo di carùsa, in vecchiaia è divenuta un’orribile maciàra, ovvero una strega, e le leggende sul suo conto si sprecano… Flavia è una bambina che ha assistito all’omicidio di un consigliere comunale, e l’evento ha lasciato segni evidenti… Al ritorno dalla guerra, nell’inverno del Diciotto, il paese è lo stesso, ma si susseguono morti misteriose, fra cui quella di Ciccione Pisinu e Ntoni Pedecurtu, ritrovati inspiegabilmente prosciugati della loro linfa vitale… Nell’ospedale di Foggiardo Suor Genoveffa e l’allieva infermiera Marina fanno un uso tutt’altro che canonico delle parti amputate ai pazienti, solitamente considerate rifiuti speciali… Alfonso Limosani è un impiegato di banca, e riceve l’ingrato compito di sollecitare i morosi e poco raccomandabili fratelli Cioffreda…

Notte della Taranta, primitivo e orecchiette con le cime di rape? Se vi aspettate questo, non leggete Sangu – Racconti noir di Puglia, potreste rimanere sconvolti. Non è la Puglia da cartolina quella che gli autori ci sbattono in faccia, qui non troverete profumi, sapori e paesaggi suggestivi. Se invece quello che state cercando è una full immersion negli anfratti più oscuri dell’animo umano, con coloriture linguistiche fenomenali e con un’aggiunta di recrudescenze trash e gore, di aspetti quasi stomachevoli, troverete una raccolta che vi sazierà. I dieci autori sono nomi noti e meno noti di una terra ricca culturalmente e vitale dal punto di vista letterario. Il comune denominatore delle dieci storie è l’utilizzo, con alterne fortune e con diversa intensità, dei vari dialetti pugliesi. Degni di nota sono i risultati ottenuti da Di Monopoli, Manni e D’Amicis, che usa nel suo Ammazzare i morti un originalissimo impasto di pugliese e albanese. Più sfumato l’utilizzo in Argentina e Romano, i due che toccano l’apice del pulp, decisamente brillante il lavoro di Verrengia. I due racconti meno riusciti forse sono quelli di Calò e della Liguori, troppo soft rispetto agli altri. Se da un lato perdono di vista la storia, insistono però su una sperimentazione di livello in campo stilistico. Insomma, con una regione splendida sullo sfondo, background culturali diversi ed esperienze lontane tra loro si incontrano, mentre una chiazza rossa si allarga, a lordare la terra di Puglia.