“Sangue” in Corte d’Appello, di Giorgia Salicandro
Osservato, condiviso, ingoiato, rimosso, raccontato, fotografato, sbattuto in strada, nei bar, sui giornali, issato sulla gogna, lasciato cadere e calpestato, illuminato dallo show, urlato, consumato, in fine abbandonato e dimenticato. Tristemente uguale è il ciclo vitale del dolore che alimenta servizi e articoli di cronaca nera. Contro la spettacolarizzazione della violenza, della morte e del compianto di chi resta, dieci autori pugliesi rubano violenza, morte e pianto e si consegnano a un fantomatico processo. Un’occasione per riflettere, la presentazione di Sangu, raccolta di racconti noir edita da Manni. Ieri pomeriggio il nuovo prodotto editoriale è stato presentato alla stampa nell’insolita cornice della Corte d’Appello del Tribunale di Lecce alla presenza del presidente Mario Buffa, di Grazia Manni e Giancarlo Greco della Manni editori, e di quattro dei dieci autori, Elisabetta Liguori, Omar Di Monopoli, Livio Romano e, “special guest” della raccolta, il fondatore della casa editrice Piero Manni.
Il progetto prevede la trasposizione letteraria di eventi reali o che richiamano dinamiche reali in chiave noir che, attraverso gli accentuati “chiaroscuri” tipici del genere, mette in luce il volto “tremendo” della società, di quella coinvolta nei delitti ma anche di quella che vi assiste, vi partecipa e ci specula; un’opera provocatoria anche nel titolo, che riproduce il tipico intercalare salentino per esprimere rabbia, sorpresa e indignazione, tutti sentimenti protagonisti delle storie “nere”.
“Credo che il successo dei libri noir – ha commentato il presidente della Corte d’Appello – sia dovuto al fatto che essi ci permettono di materializzare le paure e soprattutto di identificare il ‘mostro’, mentre nella realtà spesso si trova il colpevole ma non il ‘mostro’ poiché la realtà è molto più complessa, e contribuisce per diverse ragioni a spingere un soggetto a delinquere. Spesso è la cronaca a creare i ‘mostri’, proprio perché in questo modo è più facile liberarci del problema”. “Mi sono trovata più volte a riflettere sulla morbosità di certe storie di cronaca – ha detto Elisabetta Liguori – credo che abbia a che fare in qualche modo con la felicità: la gente comincia ad analizzare la propria vita confrontandosi, essendone coinvolta o allontanandosene, con queste storie”.
“Vivendo a Manduria – l’intervento di Omar Di Monopoli – sono stato toccato anche io dall’eco mediatica del dolore di Avetrana e la mia storia è ispirata da quella cronaca pur non avendone tratto naturalmente il soggetto del racconto.
Il noir mi permette di approfondire certe pieghe della realtà in maniera non retorica, attraverso la griglia del genere che può essere piegata a piacimento; in questo modo si può arrivare a una denuncia sociale che parla alla ‘pancia’ della gente attraverso la letteratura”. “Nella mia storia c’è soprattutto tanta indignazione, che è quello che di solito mi spinge ad avvicinarmi alla tastiera, in questo caso contro il potere della chiesa, ho trasposto il mio modo espressionista, grottesco di raccontare la realtà in un racconto pulp”.