Quelli che lasciano solo deboli bagliori, di Flavia Giacomozzi
«Ci sono vite che quando finiscono fanno rumore e altre che lasciano solo poche tracce (…). La Storia elementare è quella di coloro che lasciano solo deboli bagliori. Eppure è la totalità di queste “minime” a formare l’identità di un popolo, di una nazione». La storia di cui si parla è la storia, con la s minuscola, quella che non fa clamore, fatta di dettagli, che non decide e non cambia le sorti del mondo, ma appartiene ad ogni essere umano, la storia personale di ciascuno di noi, che ci fa stare al mondo e spiega come e perché siamo qui. Quella del più «piccolo», ma non meno importante percorso generazionale che ci mette in un certo posto nell’universo. Ed è quella che Teresa Campi decide di raccontare in Storia elementare, romanzo intenso e di grande leggibilità, in cui l’autrice, attraverso il ricordo e la memoria, ritrova la sua identità storica, arrivando alle radici del suo albero genealogico e nel raccontare, in modo semplice e delicato, il cammino delle quattro generazioni che portano fino all’autrice stessa.
«Perché non dimentica mai il luogo dove è nata» dice una frase di Ch’utz’u posta in esergo al romanzo. Passa il tempo e intanto passano le generazioni, in particolare quella del padre coi i sei fratelli. Nell’ultimo capitolo si racconta appunto la storia del padre e della madre dell’autrice. A fare da sfondo c’è poi la storia vera, quella che arriva fino alla seconda guerra mondiale, vissuta dalla sua famiglia nell’Agro Pontino e nelle zone adiacenti a Terracina. In questo contesto ogni esistenza si carica di una valenza sociale e ogni vicenda quotidiana, che sia un incontro d’amore, un matrimonio o una morte, diventa un piccolo evento storico. Non solo. La Campi, con un piccolo approccio esistenziale, ha la capacità di rendere le persone della sua vita –anche quelle di cui sa o ricorda a mala pena qualche piccolo aneddoto familiare– veri personaggi e attori di un racconto che si svolge in più atti. Dove gli atti sono le «minime», poetiche e commoventi storie di ciascuno di loro. Teresa Campi, autrice di racconti e di poesie (Le cucine desolate); traduttrice (in particolare Renée Vivien e Shelley), docente di corsi e seminari di “Educazione ai diritti umani” e “Educazione alla pace”, ha scritto un capitolo della storia italiana attraverso una famiglia nata intorno alla palude di Terracina, una storia di dolore ma anche di pacificazione.