Speciale riconoscimento del Premio Perelà 2013, di Anna Petrazzuolo
Che storia racconta Amore scarno?
Inizia così: nel soggiorno di un palazzo signorile, un momento di pace domestica con Mike Bongiorno in TV: Lascia o raddoppia? All’improvviso un gran baccano di urla, un infernale strepito di bambina strappata via dalla madre, e tutto si deve lasciare, anche l'aria. Il padre succhia ossigeno, fino a consumarlo. Sara, la protagonista, entra nel romanzo disegnando la teoria di un amore scarno, quasi spettrale, come un viso che sta per decomporsi al centro di un'invisibile ragnatela, tessuta da adulti privi di scrupoli. Ad una svolta della sua esistenza, Sara, ormai ventenne, riprende le fila del proprio dolore, della propria morte segreta, e racconta. Il “Diario delle lacrime”, scarabocchiato nel corso degli anni, l’aiuterà a fare outing, perché finalmente tutto dovrà uscire, non solo da se stessa, anche dalla dimora dalle cento stanze, perno della vicenda attraverso le sue caratteristiche materiali e simboliche. Il palazzo costituisce l'eredità a cui i fratelli De Albiis puntano, emblema di un potere che trascolora ma a cui tutti tendono per essere sicuri di mantenere l'identità, un ruolo in un società che sta cambiando velocemente. L’arco cronologico in cui è ambientato il romanzo inizia alla fine degli anni ’50 e si interrompe nel 1970. Il profumo delle grandi rivendicazioni sociali è nell’aria e nessuno dei De Albiis trova il proprio centro in se stesso; ma cercarlo al di fuori di sé, nelle cose, porta a sconquassi inimmaginabili, di cui fanno le spese soprattutto bambini e donne, persino quelle votate all’autodistruzione, in un tentativo anomalo di raggiungere un’emancipazione che per loro non avverrà mai, perché passerà attraverso falsi valori e altrettanti scellerati mezzi.
Perché leggere Amore scarno?
Leggere il romanzo potrebbe rivelarsi un antidoto all'ambizione smodata, alla bassa autostima, all'angoscia esistenziale, all'anoressia, alla bulimia, al bullismo, alla vergogna, alla balbuzie, alla depressione, alla violenza fisica e psicologica. A tal proposito, si consideri il padre di Sara, “un violento con la cinghia”, con un sistema educativo da rifuggire oggi, ma che può aver anche subito una “mutazione antropologica”, origine di altri problemi di cui si può discutere; oppure si consideri l'emergenza educativa che investe tuttora la dimensione adulta, (oggi con un altro tipo di inerzia, e di deresponsabilizzazione) di fronte al mondo giovanile... Insomma le vicende dei De Albiis offrono materia di dibattito a chi ha a che fare con i ragazzi, e il loro romanzo “corre veloce come veloce cresce la protagonista, ma non può essere veloce la lettura che ti obbliga a riflettere, riflettere e ancora riflettere”, come ha commentato I. Lacasa, una lettrice.
I suoi prossimi progetti di scrittura?
Durante il tour promozionale di Amore scarno ho iniziato a scrivere il mio secondo romanzo, del quale non anticipo nulla, ma tengo a precisare che non è il sequel che tantissimi chiedono. Ho deciso di lasciar tranquilli i De Albiis per un po'. Non tarderò tuttavia ad intrufolarmi di nuovo nelle loro vite, prometto che azzarderò. Le carte sono già sul tavolo verde, faccio fatica a domarle. Del resto, per dirla con Flaiano, che cosa è la letteratura se non “il più pericoloso dei giochi d'azzardo”?