Il precario-star all'olio di oliva, di Antonio Sansonetti
1 febbraio 2006: si può dire che il mio ingresso nel mondo della televisione coincida con il mio ingresso nella prima classe dell'Eurostar. E' un'emozione anche quella. Sono su un Milano Roma, seduto in un vagone che trasporta la classe dirigente del mio paese. Per darmi un contegno, mi sono messo il vestito di capodanno. Ci provo. Passa il carrello dei giornali, mi fotto Repubblica, Corriere, Foglio e Sole 24ore. Con l'avidità del parvenue gusto le mie letture gratuite. E' tanta roba. Arrivo. Scendo dal treno, alla fine del mio binario c'è un uomo con quell'eleganza tipica del mondo degli autisti che regge un cartello patinato con su scritto: MAURIZIO COSTANZO SHOW.
Me presento (dopo 0,2 minuti a Roma parlo già romano). Superamo le panchine dove ce stanno li zingari der servizzio bborseggio e arrivamo alla piazzola der servizzio taxi. Non ho esitazioni a salire sul retro della Lancia Libra, cosciente del mio ruol0 istituzionale. Teatro Parioli. Entro circospetto sotto la scritta INGRESSO ARTISTI; ce stanno un popo' de sbirri; un inserviente me chiede: e tu cchissei? Cazzo, sono Tony Ruc...ehm Antonio Sansonetti, fateme largo, devo entrà ner monno dello spettacolo. Certo, s'accomodasse.
Dove sta er cammerino, chiedo a una fica invereconda che risponde al nome che non ve lo dico se no m'aa fregate. De qua, signor Sansonetti, ma prima me deve da firmà trecentosettanta libberatorie si no nun se fa nulla. Firmo. Senta siamo in anticipo, che vuole magnà? (ore 12). Che ffai, me cojoni? Nun m'hai visto? Vojo sempre magnà, speciarmente a scrocco, che già ho capito come funziona er monno qua... e mi ritrovo dolcemente seduto nel ristorante da Fauro, in via Fauro, quella dell'attentato a Costanzo. Mentre combatto la fame del mondo divorando tonnarelli alla complicamose la vita, una signora nordica (oltre Brindisi ndr) si siede dietro al mio tavolo lamentandosi della trasmissione che è andata bene ma Morelli voleva sempre parlare lui. Poi nell'altra sala inizia a gracchiare la voce di Tonon, che parla di quanto è bella e piena la sua nuova vita co le guardie der corpo de Costanzo.
Torno ar Parioli; dietro le quinte se aggitano Demo Morselli, Laura Freddi e n'artra che ho visto alla tv quarche notte (Chiara Gamberale, a ri ndr). Io per parte mia nun sto a capì un cazzo, me sembra de stà ar circo e quanno me porteno addrentro ar camerino sbrilluccicante de Costanzio Maurizzio allora veramente nun me sento più le gambe, me sento come Pinocchio davanti a Mangiafuoco, etc. Lui per parte sua che questa è n'artra giornata der cazzo come tutte l'artre, me borbotta: Pamponeppi, benvenuto... lei debe rappomparci la pua ptoria, mi rappomamdo, prapap patap. E vabbè. Me spazzolano la giacca, me microfonano e sono il primo in pista. Mi siedo su una poltroncina bianca bloccata pe' nno fa li stronzi che la telecammera te deve da inquadrà. Davanti ciò la platea der Parioli vuota, accanto se siedono e se presentano nell'ordine Raffaello Tonon, Laura Freddi, Chiara Gamberale e un nerd co la scrima che sarebbe er ggiovane presidente della provincia di Firenze in quota democristi appetalati.
"Demo attacca la sigla". Pronti, via e Pottampio me presenta pe' pprimo e mostra la copertina der libbro (Tu, quando scadi? ndr vol. 3) alle telecammere, ché tutti e 39 gli spettatori der diggitale terestre possano vedè. Ma io all'inizio c'ho quer panico che ti prenne gìa quanno devi fare una presentazzione allo Zei co 20 persone e le telecammere de Telerama, figuriammoci si tte lascia solo ar Teatro Parioli in Roma. Er fregnone democristo domina la scena colla sicumera tipica dei politici e delle facce da culo in genere: ha portato una genialata di libro dal titolo Fra De Gasperi e gli U2, che parlerebbe der problema de li ggiovani nerd degli anni felpati che se vojono avvicinà alla politica senza staccare le cuffie dar Walkman. Ma poi siccome er tema de la puntata è li trentenni e i sordi, e tutti gli ospiti tranne er sottoscritto sono sfonnati de sordi senza aver mai fatto un cazzo, allora superPrecario viene fuori alla distanza fino a monopolizzà la scena: parla de li trecento lavoretti demmerda che ha fatto, de la ggente che è pieno così che nun cià un cazzo de sordi e amenità filosocialpopolari der gennere. Allora Pottanzio quasi se commove ricordandose quanno era ggiovane e nun c'aveva nna lira e nemmanco la moje cammionista. Allora Pottanzio me dice: lei troverà sempre lavoro, e cor penziero me gratto forte forte laddove l'omo commincia e finischeno le puttanate.