Dietro al buio un vampiro e la fanciulla, di Graziella Pizzorno
Sono in tanti ad affollarsi intorno al limpido messaggio dell’ultimo romanzo di Ugo Ronfani, un nugolo di personaggi in realtà sfaccettature di uno solo, l’Essere umano alla ricerca della luce. Tra queste pagine il buio del mondo si compatta minaccioso, celato dietro ad un titolo, «Il vampiro e la fanciulla», all’apparenza mite e un po’ retro, usato dall’autore per depistarne alcuni contenuti di cruda valenza sociale. Il silenzio che accompagna il buio è quello della fede perduta, della memoria cancellata, della solidarietà negata, svelati di volta in volta da don Paolo, dal suo successore don Umberto, parroci di un paesino di risaie della Baraggia vercellese, dal giornalista Flores, un ribelle conformista in continua ricerca della verità, da Giorgio, l’intellettuale costretto dalla vita a spegnere i propri furori idealistici, da Claudia, la bambina in fuga anche da adulta e da Apple, la cambogiana venduta dalla madre al bordello di Phnom Penh, persa nel ritorno a sé stessa.
Oltre queste identità riluce Carla, la moglie morta, una figura di donna emblematica e coerente, cui Ronfani rivolge continue invocazioni e domande, come per recuperare attraverso la sua memoria la propria forza morale perduta o equivocata. Carla rappresenta la Vita vera, pur essendo morta, mentre quelli vivi sono i non-morti, siamo tutti noi - dice l’autore - vampiri della vita, che giunti al limite cerchiamo di protrarla come Dracula nutrendoci della vita degli altri.
In mezzo a questa tempesta arriva infine la luce insieme al silenzio del pensiero, a chiarire la causa del buio e a vincere il fragore della mediocrità e dell’inganno. La pagina bianca di internet su cui ognuno può scrivere la sua storia è un abbaglio, mentre la neve sulle risaie della Baraggia abbaglia come quella delle fiabe della piccola Claudia. Come il volo breve tra le rose del giardino di una farfalla esotica che annuncia la nascita del bambino di Apple. Una farfalla che continuerà a volare in quello stesso giardino abbandonato dalla vita.