Umberto Cerroni, La scienza è una curiosità

05-04-2006

Lavoro intellettuale e vita sociale, di Pasquale Rotunno


Il volume curato da Cosimo Perrotta, La scienza è una curiosità (Manni Editore), raccoglie numerosi scritti in onore di Cerroni per festeggiare i suoi ottant’anni. L’originalità e l’importanza della ricerca di Cerroni appare di tutto rilievo nei saggi di allievi e studiosi compresi nel volume (tra gli altri Riccardo Caporali, Michele Prospero, Cesare Pinelli, Oreste Massari, Cesare Salvi, Manlio Maggi, Egidio Zacheo). Allievo di Arangio Ruiz e di Arturo Carlo Jemolo, la lezione di Norberto Bobbio resta per Cerroni un punto di riferimento costante. Docente di filosofia del diritto e di scienza politica, Cerroni ha insegnato nelle università di Lecce, Salerno, Napoli, prima di giungere alla “Sapienza” di Roma. La critica dello specialismo, quando non sia inteso come semplice strumento per avviare la ricerca, resta una costante della sua riflessione: il mondo “non è diviso per discipline ed è connesso in modo tale che la conoscenza specialistica serve per approfondire ‘per partes’ la conoscenza dell’intero”. Il progresso della conoscenza avviene proprio sulle linee di incrocio delle discipline: “questo è palese nelle scienze naturali, ma è sempre più visibile nelle scienze sociali”.
Costante è il richiamo all’importanza della dimensione storica per cogliere le specificità delle strutture sociali. Analogo a quello che Pierre Bourdieu chiama “il problema della genesi storica di verità presunte astoriche”, è il problema di “mettere in contatto organico la tipizzazione storico-ideale e quella storico-sociale”. Le astrazioni intellettuali vanno storicizzate. Le indagini storiche debbono essere “orientate da precise e complesse tipologie ideali”. Quindi, sostiene Cerroni, “l’indagine razionale degli individui non può prescindere dalla realtà della loro convivenza in specie di società storicamente differenti né dalla conoscenza che la storia accumula nel genere umano e che consente di comprendere i sistemi di convivenza”. Superando il dualismo individuo-società, le scienze sociali dovrebbero cogliere la continuità tra individuo, società, cultura; evitando ogni forma di riduzionismo (o individuo o società, o materialismo o idealismo). L’individuo resta “il cardine del processo storico, ma questo si svolge in forme sociali e culturali che modificano gli individui stessi e la loro individuale volontà e consapevolezza”. L’opposizione ottocentesca tra capitale e lavoro non riesce più a dar conto dei nuovi fenomeni di intellettualizzazione del lavoro. La ricerca scientifica, la qualificazione tecnico-culturale diventano i veri fattori della produzione economica. Al centro delle nuove forme della vita sociale si pone il lavoro intellettuale, considerato un tempo improduttivo ed elitario. Purtroppo la politica non sembra ancora aver colto la nuova sfida posta dalla società della conoscenza.
La democrazia non è solo un sistema di regole procedurali, ma una condizione sociale di reale partecipazione alle scelte politiche. La fine della società industriale e il passaggio a una società tendenzialmente planetaria a mercato unificato e ad alta innovazione tecnologica e scientifica, sviluppa la soggettività umana e non può reggersi a lungo in forme politiche che non la rispettino. Ciò richiede il consolidarsi della democrazia basata sul suffragio universale. Ma l’espansione della ricerca del consenso impone di potenziare gli strumenti conoscitivi e operativi di cui il cittadino dispone. Accrescere il livello culturale  di ciascun individuo diventa un compito politico quanto mai urgente. L’importanza degli strumenti di comunicazione, dalla televisione al computer, risulta evidente. Eppure, il filosofo della politica Umberto Cerroni, a lungo professore di Scienza politica all’Università di Roma “La Sapienza”, rimarca che al centro dei contrapposti programmi politici “sta ancora l’immagine della società industriale nella quale erano protagonisti la proprietà privata contrapposta allo Stato e il lavoro manuale dipendente contrapposto al capitale. I grandi temi della cultura e della scienza, così essenziali nella nuova società, restano in sottordine”. L’avvento del suffragio universale ha rovesciato la concezione illuministica e platonica della politica come scelta razionale pura. Si è afferma l’idea di Machiavelli: al cuore della politica stanno i concreti interessi degli individui e la loro capacità di svilupparli ad interesse generale. La sfida allora è far crescere la capacità civica, la cultura politica di tutti. Pochi teorici della politica hanno colto come Cerroni il nesso di continuità tra suffragio universale e rivoluzione telematica.