La postilla, di Gianluca D’Andrea
E' in tutto il libro che l’occhio compie l’esperienza della lingua restaurata. Lontano dalla dimora costruita su parole note, il textum si avvoltola ed espone l’aspetto mostruoso. Monstrum vel prodigium, la neoformazione di Magrelli è figlia di una tenace spinta all’ibridazione: i linguaggi altri assalgono il paradiso della lingua “matria”, ne rimescolano i paradigmi di sicurezza raggiunta. Solo adesso sorge una nuova figura – imago che orienta nuove proiezioni (Jung), una diversa mitologia. S’impone, in sostanza, la necessità di un diverso mitologema il cui nucleo originario è la deformazione dei vecchi archetipi. Ma cosa verrà suscitato, quale immagine (parola che ricorre alla fine di ogni sonetto, quasi una formula alchemica) dalla chimica delle forme multiple? quale ibrido, in quale vita/non vita?