Vanna Cercenà, L'enigma del quadro

01-01-2011

Una storia di Vanna Cercenà per il 150 anni dell’unità d’Italia

Se uno scrittore vuole trasmettere un messaggio, non preparerà un discorso, ma scriverà un libro.
E così ha fatto Vanna Cercenà, scrittrice toscana di origine zoldane. La quale, volendo proporre ai suoi giovani lettori (perché ai ragazzi in primo luogo si rivolge) delle riflessioni non scontate sulla storia d’Italia e sul processo che ha portato all’unificazione, ha pensato ad una storia collegata ai moti rivoluzionari che hanno scosso la Penisola nel 1800 e l’ha raccontata con la consueta freschezza e capacità di coinvolgimento. Senza fronzoli né tanto meno retorica patriottarda. E al solito corredato da vivaci illustrazioni.
L’enigma del quadro. Tre ragazzi sulle tracce di Garibaldi è il racconto di una spensierata vacanza fra le colline toscane di due fratelli romani e di un loro amico incontrato sul posto.
Una vacanza che pareva iniziata sotto cattivi auspici (i ragazzi sono parcheggiati nella casa di una vecchia zia dai genitori che stanno attraversando una crisi), ma che ben presto volge inaspettatamente al meglio.
A dare il là al viraggio verso il bello dell’altrimenti mesto soggiorno è proprio il casuale ritrovamento, in una stanza dell’alloggio estivo, di un quadro che scatena la curiosità dei giovani ospiti e li spinge ad impegnarsi per svelarne il mistero che vi si cela.
Una ricerca meticolosa, fra antichi registri, lettere ingiallite, preziosi appunti tracciati con noncuranza su un vecchio quaderno della spesa; ma nello stesso tempo un’indagine divertita e divertente. Che li porta a intrecciare nuove amicizie nel paese che li ospita, come pure a scoprire che le vicende storiche narrate nei libri di scuola possano essere meno lontane di quanto talora appare.
Nel piccolo borgo, infatti, vivono ancora e sono ben custoditi alcuni segni lasciati dal passaggio, misterioso almeno quanto il quadro della zia, dell’Eroe dei due mondi, in fuga dalla Repubblica Romana, riconquistata dal Papa spalleggiato dai suoi alleati…
Insomma, i motivi di preoccupazione in quest’Italia del XXI secolo non mancano certo, anzi! E nemmeno le possibilità di ripercorrere la storia con occhi disincantati, liberi da qualsiasi condizionamento nazionalista e forzatamente patriottico, come effettivamente è accaduto in passato.
Ma da qui a voler liquidare, magari in funzione della convenienza politica del momento, l’unità nazionale come un orpello o un impiccio, e il sentimento nazionale come una pura invenzione delle élites politiche dell’800. ne corre. Anche questo, oltre che raccontarci una storia godibile e appassionante, sembra dirci la scrittrice.