Walter Cerfeda, Senza preavviso

04-09-2012

Un romanzo sorprendente, di Francesco Lauria

  
Una neve che si scioglie quando tocca terra e diviene subito grigia come l’asfalto.
New York.
Comincia così, in un’ambientazione un po’ sorprendente, il terzo, riuscito romanzo di Walter Cerfeda, sindacalista a livello nazionale ed europeo (è stato per otto anni segretario confederale della Confederazione Europea dei Sindacati) e narratore capace.
Questa volta non è il Salento il luogo nel quale si sviluppano le sue trame, ma un riuscito ping pong tra generazioni e tra vecchio e nuovo continente.
Giovanni/John, nel suo essere figlio e padre, è il fulcro di tutto.
Studente calabrese di Scienze Politiche, fuori sede alla Sapienza di Roma, impegnato politicamente durante i fatti del settantasette, nel pieno dell’esplosione della violenza politica e del terrorismo, poi migrante forzato e aspirante avvocato nella comunità italo americana newjorkese e infine ricco costruttore edile internazionale, completamente americanizzato alla soglia della pensione, ancora dubbioso se lasciare le redini al figlio Peter, da lui considerato, a torto o a ragione, troppo debole e inadatto.
Non si tratta di una progressione lineare, ma di un continuo kairòs temporale nel quale il passato si dissolve, ma mai completamente, carico dei suoi irrisolti e di una paura non sciolta, ma solo apparentemente dimenticata.
Nel mezzo il passaggio, non solo fisico, del protagonista da un’Italia dilaniata dalla violenza e dall’immutabilità dei meccanismi di potere oltre che dall’incapacità di mettere in moto meccanismi concreti di cambiamento a un’America ricca di opportunità e pragmatismo, ma, insieme, di una competitività spietata che, se stimola al massimo le capacità dell’individuo, lascia quasi completamente alle proprie spalle qualsiasi meccanismo di solidarietà collettivo.
Così Sartre, scoperto avidamente da Giovanni nel suo avvicinarsi alla politica in Italia, viene demolito senza fronzoli di fronte a John da Elvira, l’anziana insegnante di letteratura che si presta a fare da docente di inglese e da motivatrice del “nuovo sogno americano” da instillare nel ragazzo, anche a prezzo di tagliare quasi completamente le radici.
Il luogo dove, un po’ casualmente, si può sviluppare l’ascesa sociale di John è tipicamente americano: uno studio legale aperto anche di notte, dove qualsiasi scampolo di business sia anche frutto di una litigata notturna tra coniugi o di un incidente stradale, non può essere fatto attendere, anche solo per poche ore.
Ma, senza rivelare parti della trama che potrebbero rubare il gusto della lettura, il passato non può essere celato ad un figlio, così come i meccanismi spietati del potere.
Meccanismi che, anche se non si hanno particolari predisposizioni a ricercarli, ti avvolgono e ti rendono complice. Incancellabili, come un passato apparentemente inconfessabile.
Ma se gli altri personaggi: l’avv. Ciccio Frasca, Elvira, Jane, Peter appaiono vivere la loro vita senza mutamenti sostanziali è il rapporto/conflitto Giovanni/John a scatenare meccanismi di ribaltamento interiore e smottamenti, troppo a lungo sopiti, nella coscienza.
Gli ideali di giustizia di un tempo si scontrano con la globalizzazione, la competizione cinese, il distaccato e avido disprezzo per la terra, una pioggia scrosciante che, non solo una volta, porta morte e distruzione.
Lo scontro si misura anche con quel frammentarsi di un io collettivo che i decenni successivi ai settanta non hanno saputo conservare, pur depurato dagli eccessi delle ideologie, e con lo scomparire non solo ogni orizzonte di rivoluzione (direbbe Sartre), ma anche di rivolta (risponderebbe Camus).
Gli ideali di giustizia, insieme alla speranza, sembrano quindi soccombere, forse, soccombono. Così come la ricerca troppo tardiva di un dialogo con il proprio padre e con il proprio figlio.
Rimangono aperte però, molte domande. E alcuni possibili dialoghi, come quello casuale con un tassista che riporta indietro di decenni e al tempo stesso pone di fronte la terribile eventualità di una quotidianità che assale senza scampo, senza pietà.
E senza preavviso.